Lo scorso 20 febbraio, la Giunta regionale della Sardegna ha deliberato in favore del tariffario unico regionale per le prestazioni rese nell’interesse dei privati dai servizi dell’area dell’igiene e sanità pubblica veterinaria e della sicurezza alimentare del sistema sanitario regionale (ATS Sardegna e Regione Sardegna).

La proposta è stata portata sul tavolo della giunta dall’Assessore alla Sanità, Luigi Arru e ha avuto il parere favorevole del Direttore Generale della Sanità. una decisione criticata dal Consigliere Regionale del Partito dei Sardi il thiesino Piermario Manca, che ha espresso il suo disappunto sul suo profilo Facebook.

«Stranamente – scrive Manca – è passata in sordina, senza nessun rilievo da parte dei diretti interessati e colpevolmente dalle associazioni di categoria una delibera della giunta regionale del 20 febbraio 2018 (delibera n° 8/36) avente per oggetto “Tariffario unico regionale per le prestazioni rese nell’interesse dei privati dai servizi dell’area dell’igiene e sanità pubblica veterinaria e della sicurezza alimentare del sistema regionale ATS Sardegna e Regione Sardegna.

Uno dei passi, a Nostro avviso maggiormente caratterizzanti l’operazione di aggiornamento può essere riassunta nel seguente passo …………….”sia necessario procedere ad un aggiornamento delle tariffe ………innanzitutto mediante un SIGNIFICATIVO ADEGUAMENTO degli importi preesistenti correlandoli all’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI)”. Questo a significare che l’operazione per quanto ammantata di dati scientifici (peraltro incomprensibili se non ina logica di aumento di tassazione) ha solamente lo scopo di trovare maggiori entrate sempre e comunque a discapito delle aziende.

Alla delibera troviamo due allegati;

a) Risultanze del gruppo di lavoro per la revisione del tariffario regionale delle prestazioni rese nell’interesse dei privati dai Servizi dell’area dell’igiene e sanità pubblica veterinaria e della sicurezza alimentare di SSR. Il gruppo di lavoro multidisciplinare è stato costituito “ad hoc” per aggiornare il prezziario fermo alla delibera della giunta regionale n° 19/42 del 15 maggio 1990 e dopo approfondita valutazione sulla congruità degli importi e procedendo attraverso il calcolo della media aritmetica correlata alla variabilità (+/- deviazione standard) di analoghe tariffe stabilite di recente da altre regioni.

b) un tariffario di ben 15 pagine al cui interno si trova un nomenclatore tariffario composto dalle sezioni A relativa alle aziende di produzione composto da 84 voci e successivamente dalla sezione B relativa a stabilimenti composta da 6 voci. Naturalmente, per non farci mancare niente all’ultima pagina troviamo le note esplicative che come prevede la buona burocrazia di ricorda che a per molte voci va naturalmente aggiunto un 2% per ENPAV ai sensi dell’art. 12 della legge 12 aprile 1991 n° 136 e l’iva di legge.

Ora, vista la crisi che attraversa il settore primario e la volontà politica di questa maggioranza di diminuire il livello di tassazione non si capisce “la ratio” e l’esigenza di procedere con tanta solerzia all’adeguamento delle tariffe.

Del resto stabilire, con maniacale precisione pseudoscientifica, il livello attuale delle tariffe contrasta con il decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito in legge 4 agosto 2006, n. 248, che abolisce i tariffari degli ordini professionali che, com’è noto, stabilivano le tariffe minime professionali per le diverse categorie ordinistiche operanti in Italia.

Il legislatore, con il DL n° 223 ha stabilito che nessuna categoria professionale può svolgere le proprie attività avendo garantiti i cosiddetti minimi tariffari mentre la delibera della giunta regionale, avente ad oggetto l’aggiornamento delle tariffe da applicare per lo svolgimento di attività veterinarie o sanitarie a favore di privati, di fatto, rappresenta una elencazione di “minimi tariffari”, atteso che le somme vanno a compensare prestazioni libero professionali svolte da dipendenti dell’ATS Sardegna in regime privatistico seppure all’interno delle strutture pubbliche e/o nel tempo di lavoro regolato dal contratto.

Ricapitolando; con le modifiche apportate dalla delibera altre ai considerevoli aumenti a carico delle imprese avremo dipendenti pubblici che all’interno della struttura pubblica e durante il tempo di lavoro compensato dal contratto pubblico, potranno svolgere attività libero-professionali garantite da una tariffa minima stabilita con delibera di giunta (quindi con atto pubblico di una pubblica amministrazione) a cui va aggiunto un 2% per l’ENPAV. (ente nazionale previdenza e assistenza)

Come al solito ci dimostriamo più realisti del re e attività che, ordinariamente, dovrebbero essere assoggettate alle regole del mercato (almeno secondo l’impostazione del legislatore italiano) vengono rielaborate dalla politica sarda che, con solerzia, approva i minimi tariffari per gli iscritti agli ordini, favorendo indirettamente la promozione delle stesse (la pubblicazione di un atto contenente il “tariffario” costituisce, di fatto, una importante forma di pubblicità a favore dei veterinari dell’ATS) nonché garantendo, sempre a carico del cittadino, una maggiorazione del 2% per l’ENPAV.

In periodi di crisi come questo, specie per il comparto agricolo sardo, alle parole di attenzione della classe politica dovrebbero seguire fatti e non come in questo caso una delibera caratterizzata solamente dalla voglia di mantenere e aggravare vecchie metodiche con il solo scopo di aumentare le entrate e i privilegi della burocrazia.

Personalmente rinnego questa politica da “moderni gabellieri” e spero che in un sussulto di buonsenso la giunta provveda immediatamente a sospendere e successivamente annullare la delibera per non offendere ulteriormente un settore vitale per la Nostra isola».