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Si è rivelata più complicata del previsto l'analisi sui tre telefonini sequestrati ad Alessandro Taras, il super testimone dell'inchiesta sugli omicidi dello studente di Orune Gianluca Monni, 19 anni, e del giovane di Nule, Stefano Masala, di 29, avvenuti tra il 7 e l'8 maggio 2015.
Per questo il perito informatico Giancarlo Rosa, che avrebbe dovuto consegnare oggi la sua relazione in occasione dell'incidente probatorio in tribunale a Nuoro, ha chiesto e ottenuto una proroga. Il Gip Mauro Pusceddu ha fissato la nuova udienza per il 17 marzo prossimo.
Dentro quei telefonini la Procura cerca la verità sui due delitti e soprattutto le prove contro Alberto Cubeddu, il 21enne di Ozieri accusato di duplice omicidio volontario premeditato insieme al cugino Paolo Enrico Pinna, minorenne all'epoca dei fatti, e ora a processo davanti al tribunale dei minori di Sassari. Taras aveva infatti raccontato di aver visto Cubeddu bruciare la Opel Corsa di Masala il giorno dopo la sua misteriosa scomparsa, per la quale si procede ora con l'ipotesi di omicidio e occultamento di cadavere.
Secondo l'accusa, l'auto sarebbe stata utilizzata per raggiungere Orune e uccidere a sangue freddo lo studente mentre aspettava il pullman per andare a scuola. Il 13 febbraio scorso la pm di Nuoro Emanuela Porcu ha chiuso le indagini nei confronti di Cubeddu con una certezza: è stato lui a sparare e ammazzare Gianluca Monni, una tesi che contrasta con l'inchiesta di Sassari, che attribuisce invece a Pinna la responsabilità del delitto. Per questo c'è molta attesa per le dichiarazioni che il giovanissimo imputato ha chiesto di rilasciare in aula nell'udienza del 2 marzo prossimo.