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Il 29 dicembre scorso sono state depositate le motivazioni della sentenza di ergastolo di Alberto Cubeddu, firmate dai giudici della Corte d'assise d'appello di Sassari. La condanna contro il giovane di Ozieri risale al 3 luglio scorso, quando i magistrati confermarono la medesima pena in primo grado della Corte d'Assise di Nuoro per il duplice omicidio di Gianluca Monni di Orune e Stefano Masala di Nule.
Monni aveva 18 anni quando l'8 maggio del 2015 era stato ucciso alla fermata dell'autobus che aspettava per andare a scuola. Masala, 28 anni, era scomparso il giorno prima e il suo cadavere non è mai stato ritrovato. Per i due omicidi è già stato condannato in via definitiva a 20 anni di carcere anche Paolo Enrico Pinna, cugino di Cubeddu e all'epoca dei fatti era minorenne.
Come riporta L’Unione Sarda oggi in edicola “Credibili tutti i testimoni oculari, corrette le operazioni di riconoscimento fotografico e l'interpretazione delle conversazioni intercettate e, soprattutto, attendibili e non "coartate", ossia forzate, le dichiarazioni del teste chiave, Alessandro Taras: sono alcuni dei passaggi decisivi, contenuti nelle motivazioni della sentenza di ergastolo”.
In tutto 270 pagine che ripercorrono tutte le fasi degli omicidi.
In particolare, come riporta il quotidiano, a pagina 214 delle motivazioni, si leggono le valutazioni della Corte: “I giudici segnalano che dalle intercettazioni ‘emerge una attività di persuasione di Taras, da parte degli investigatori e dei familiari di Stefano Masala’ che avevano intuito che il giovane di Ozieri ‘era a conoscenza di particolari importanti sull'omicidio’. I giudici di secondo grado parlano di opera di persuasione ed escludono le minacce. A Taras sarebbero state solo prospettate ‘le conseguenze della sua reticenza’”. Per i difensori di Cubeddu, Patrizio Rovelli e Mattia Doneddu “Taras è un testimone inattendibile e anche le modalità del riconoscimento fotografico illegittime”, si legge sempre su L’Unione.