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Con l'esame dell'ultimo teste, si è concluso oggi il dibattimento davanti alla Corte d'Assise di Nuoro per gli omicidi di Gianluca Monni e Stefano Masala, avvenuti tra il 7 e l'8 maggio 2015. Sul banco degli imputati Alberto Cubeddu, 22 anni di Ozieri. Prevista per questa mattina, è invece slittata al 9 ottobre la requisitoria del Pm Andrea Vacca. Il calendario prosegue con le udienze del 10 e 11 ottobre dedicate alle arringhe degli avvocati di parte civile, il 15 e 16 per quelle dei difensori mentre il 17, dopo le repliche, la parola passerà a Cubeddu per le annunciate dichiarazioni spontanee. Quindi la Corte, presieduta da Giorgio Cannas, si ritirerà in camera di consiglio fino alla sentenza.
A testimoniare, questa mattina, è stato il consulente dei Vigili del fuoco, Leonardo Corbo, chiamato dal Pm per riferire sui tempi di combustione della Opel Corsa di Stefano Masala bruciata la notte dell'8 maggio nelle campagne di Pattada. Secondo l'accusa, Cubeddu e suo cugino Paolo Enrico Pinna, il 20enne di Nule già condannato a 20 anni in due gradi di giudizio per entrambi gli omicidi, si sarebbero impossessati dell'auto di Masala il 7 maggio, e con questa avrebbero raggiunto insieme Orune la mattina successiva per uccidere Monni, freddato davanti alla fermata dell'autobus che lo avrebbe dovuto portare a scuola.
Sarebbe stato poi Cubeddu, la notte dell'8 maggio, a incendiare la vettura di Masala, come confermato dal supertestimone Alessandro Taras, il cui racconto, in particolare l'ora riferita del rogo, tra le 23.30 e le 23.45, e il successivo ritrovamento dell'auto bruciata all'1 e 25 da parte di una pattuglia dei carabinieri, ha trovato riscontro nella deposizione dell'esperto dei vigili del fuoco (l'incendio di una macchina dura da un'ora e mezza a due). Per la Procura, l'imputato avrebbe voluto far ricadere la colpa dell'omicidio dello studente su Masala, a sua volta assassinato e il suo corpo fatto sparire: dal momento della scomparsa, il cadavere non è mai stato trovato.