La Corte di Cassazione ha scritto la parola "fine" sulla vicenda relativa all'efferato delitto del lago Omodeo, sulle cui sponde, l'11 settembre 2018, venne assassinato il 18enne di Macomer Manuel Careddu. 

Due dei tre maggiorenni del gruppo che partecipò all'omicidio, Christian Fodde e Riccardo Carta, avevano presentato ricorso contro le sentenze. Ricorsi rigettato dai giudici.

I FATTI. L’11 settembre 2018 Manuel Careddu fu portato con l'inganno sulle rive dell'Omodeo, nel territorio di Soddì, e ucciso a colpi di pala e piccozza. Il movente del delitto era un debito di qualche centinaio di euro maturato nell'ambito della compravendita di droga, soldi che Manuel Careddu voleva indietro. I dialoghi registrati da una microspia, collocata fortuitamente - nell'ambito di un'altra indagine - sull’auto usata dai ragazzi per portare il Careddu nel luogo dell’esecuzione, permisero ai carabinieri di ricostruire nel dettaglio le fasi del delitto e individuare i cinque responsabili.

Si trattava di quattro ragazzi di Ghilarza, Cosmin Nita (minorenne) e i maggiorenni Matteo Satta, Riccardo Carta e Christian Fodde (autore materiale dell'omicidio), e una minorenne di Abbasanta, Giada Campus.

GLI ARRESTI. A ottobre del 2018 scattarono le manette attorno ai polsi dei sospettati, protagonisti di una lunga trafila processuale. I minorenni sono stati condannati in appello a sedici anni rinunciando a ricorrere in Cassazione. Stessa scelta per i legali di Matteo Satta (condannato a 16 anni e 4 mesi), che non era presente sul luogo del delitto essendo rimasto a Ghilarza per custodire gli smartphone dei protagonisti della storia ed evitare che si agganciassero alle celle telefoniche del lago.

IL RICORSO. Gli avvocati di Christian Fodde e Riccardo Carta, condannati rispettivamente all'ergastolo e a trent’anni di carcere, hanno invece optato per il ricorso. Aurelio Schintu (legale di Fodde) e Angelo Merlini (difensore di Carta) speravano nell'ottenimento di una riduzione di pena. Oggi a Roma è stata pronunciata la sentenza alla presenza degli avvocati di parte civile Luciano Rubattu e Gian Francesco Piscitelli che rappresentano rispettivamente Fabiola Balardi, madre di Manuel Careddu, e Corrado Careddu, padre del ragazzo ucciso. Il Tribunale dichiara "inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende. Condanna inoltre gli imputati alla rifusione delle spese di rappresentanza e difesa sostenute nel presente giudizio dalle parti civili".

"Ne ero certo - commenta l'avvocato Piscitelli - non c'era alcuno spazio per una riduzione di pena o altro. Chiusi un doloroso capitolo. La giustizia degli uomini ha terminato. Manuel riposi in pace. Per la giustizia divina non sta a noi".