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Ha scelto il silenzio, ha deciso per ora di avvalersi della facoltà di non rispondere il 68enne Salvatore Mameli, per il quale il Gip della Procura della Repubblica di Cagliari, Massimo Poddighe, questo pomeriggio, ha disposto la convalida della custodia cautelare in carcere, in seguito alla richiesta del pm, Emanuele Secci.
Resta a Uta dunque Mameli, difeso dai legali Stefano Piras e Patrizia Orrù), sarebbe stato lui, secondo gli investigatori della Mobile, coordinati dai dirigenti Roberto Pititto e Michele Mecca, ad esplodere due colpi alla testa al suo compaesano, l’anziano Francesco Pintore, ritrovato senza vita a bordo della sua auto lo scorso 6 marzo, nella periferia di Maracalagonis. Movente? Forse un mancato prestito di soldi e il diniego della vittima alle continue richieste avanzate dall’imputato.
A carico di Salvatore Mameli ci sarebbero diversi elementi riconducibili al modus operandi avvenuto per freddare Pintore: oltre alla pistola ritrovata in casa, (per la quale si attendono i risultati del laboratorio di analisi della Scientifica per appurare se sia la stessa che ha esploso i colpi mortali), anche diversi filmati di telecamere installate in zona che appaiono verosimilmente compatibili con la pista dell’agghiacciante delitto perpetrato.