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I killer di Manuel Careddu, forse, erano disposti ad uccidere ancora. Fra le conversazioni intercettate dai carabinieri nelle settimane successive alla scomparsa del 18enne di Macomer, ce n’è una particolarmente inquietante che mette in risalto la spregiudicatezza e il cinismo dei cinque giovani ritenuti i responsabili del delitto dell’Omodeo.
E’ un dialogo fra due degli arrestati, Christian Fodde di Ghilarza, 20 anni, e G.C., la fidanzata 17enne di Abbasanta. I due commentano i rischi legati al fatto che un amico estraneo alla vicenda sia venuto a sapere dell’accaduto quando G.C. rivolge a Fodde una domanda: lo uccidiamo?
I ruoli della minorenne di Abbasanta e di Christian Fodde sembrano essere stati centrali nello svolgimento dei fatti. Manuel Careddu, infatti, sarebbe stato condannato a morte non tanto per evitare di saldare un debito di droga che proprio la ragazza aveva maturato nei suoi confronti, ma piuttosto per uno sgarbo commesso dallo stesso Manuel. Il giovane di Macomer, infatti, avrebbe “osato” recarsi a casa della minorenne per riscuotere i soldi e, non trovandola, avrebbe riferito alla madre di questa del debito della figlia. La donna, al rientro di G.C. l’avrebbe duramente redarguita per l’uso di stupefacenti. Questa, di comune accordo con Fodde, avrebbe così deciso di farla pagare cara a Manuel Careddu.
La 17enne, però, avrebbe assistito dall’auto all’esecuzione del giovane sulle rive dell’Omodeo e dentro la vettura si sarebbe lasciata andare a un pianto di qualche secondo. Ieri si è presentata davanti ai magistrati nel carcere di Quartucciu, dove è detenuta, ed è stata sottoposta ad un interrogatorio di quattro ore assistita dal suo legale, l’avvocato Giancarlo Frongia.
Dopo di lei è stato interrogato l’altro minorenne, il diciassettenne C.N. di Ghilarza, assistito dall’avvocato Gianfranco Siuni, che si sarebbe difeso dicendo di essere a conoscenza dell'intenzione di compiere la spedizione punitiva nei confronti di Careddu, ma di non avere idea del dramma che ne sarebbe potuto nascere.
Nel carcere di Massama, invece, sono stati ascoltati i tre maggiorenni: Christian Fodde e i 19enni di Ghilarza Matteo Satta e Riccardo Carta, difesi dagli avvocati Aurelio Schintu, Emanuele Tuscano e Francesco Campanelli.
Fodde, ritenuto essere l’esecutore materiale dell’omicidio, avrebbe dato alcune confuse indicazioni per favorire il rinvenimento del cadavere. Gli altri quattro sono accusati di concorso in omicidio pluriaggravato con l’occultamento di cadavere.
Proseguono senza sosta, nel frattempo, le ricerche del corpo di Manuel nei pressi dell'Omodeo da parte dei carabinieri.