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“Auguri, buon compleanno”, scrisse l’ozierese Alberto Cubeddu, 20 anni, al cugino Paolo Pinna il 4 gennaio 2016, giorno del suo 18esimo compleanno. Pinna, in risposta, inviò la foto del corteo funebre che accompagnava la bara di Gianluca Monni al cimitero di Orune, il giorno dei funerali dello studente ucciso l’8 maggio dell’anno prima. “Ma cose da mandare sono queste?”, rispose irritato Cubeddu.
Sono alcuni dei dettagli emersi dal racconto di un maresciallo dei carabinieriche coi colleghi del Reparto operativo del Comando provinciale di Nuoro prese parte alle indagini sull’efferato omicidio di Orune e sulla correlata scomparsa del 28enne di Nule Stefano Masala. La testimonianza è andata avanti a lungo in un’aula della Corte d’assise di Nuoro, in occasione dell’ultima udienza del processo a Cubeddu risalente al 21 settembre.
Una risposta secca, quella di Cubeddu, e consapevole dell’importanza rivestita dal traffico telefonico e dallo scambio di messaggi nelle moderne indagini di polizia. “E perché?” domanda Pinna, aggiungendo: “A giorni non so nemmeno chi sono”.
I due, poi, si soffermano sui particolari della foto in questione. “Quella con i fiori chi è, la fidanzata?”, domanda Cubeddu. “No no”, risponde Pinna. “E quella con gli occhiali la mamma”, osserva Alberto Cubeddu. E così ancora per qualche minuto.
Il giovane di Ozieri non era presente in aula, non ha voluto affrontare il viaggio da Sassari per motivi di salute. A breve verrà trasferito definitivamente dal carcere di Bancali a quello di Badu ‘e Carros.
A prendere la parola nell’udienza del 21, oltre al maresciallo, il perito che ha analizzato i telefonini dei due cugini. L’interrogatorio al maresciallo, particolarmente intenso, si è protratto per oltre tre ore facendo scalare all’udienza del 5 ottobre l’interrogatorio al super teste, la ragazza che riconobbe Cubeddu quale passeggero dell’auto dei killer la mattina dell’omicidio di Orune. Quell’auto era la Opel Corsa della famiglia di Stefano Masala, ucciso per permettere agli assassini di raggiungere indisturbati il paese della Barbagia.