Loro, i diabetici sardi, con quotidiane incombenze da superare. Loro, troppo spesso emarginati, con il ‘paradigma dell’iniziativa, per il quale sono i servizi sanitari ad andare verso il paziente, e non viceversa, modello a cui dovrebbe tendere una moderna sanità territoriale sembra in Sardegna una specie di chimera’. 

L’INTERVENTO. “Dire che siamo al collasso non è essere apocalittici, ma è semplicemente osservare la realtà – denuncia Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori - il costante rimpallo da un servizio all’altro di un paziente, afflitto da una patologia che ha in Sardegna una incidenza e implicazioni sociali gravissime, e che pertanto richiederebbe un supplemento di attenzione da parte di chi deve fare le scelte, cioè principalmente lei, Assessore, e i soggetti sul cui lavoro lei ha l'onere di vigilare. Invece la sensazione netta è che la cosa le sia sfuggita di mano”. 

“Quanto lei ha dichiarato alla stampa nelle scorse settimane - (riferito a Pigliaru, n.d.r.) - fa pensare che lei non abbia contezza di quanto realmente sta accadendo – dice Cossa - di quanto devono patire oggi - non ieri, oggi - i diabetici sardi a causa della inefficienza e della disorganizzazione del sistema. Pazienti che devono tornare alle iniezioni perché è stato loro negato il microinfusore. Prescrizioni ignorate dal servizio farmaceutico. Esseri umani in condizione di debolezza psicofisica considerati alla stregua di numeri e trasformati in palline da ping-pong, costretti a perdere giornate di lavoro o sfruttare giorni di ferie per trascorrere ore e ore presso un servizio che si regge solo - come purtroppo molti altri - sullo spirito di sacrificio di chi ci lavora. Che deve fronteggiare le proteste degli utenti e contemporaneamente svolgere il proprio lavoro ordinario, in un clima e in uno stato d’animo che quei professionisti non meritano.
Perché costringere i pazienti a questa tribolazione? Perché costringere gli operatori sanitari - siano essi medici o infermieri - a lavorare in queste condizioni? Non si riesce a capirlo, soprattutto in un sistema che assorbe ormai più della metà del bilancio regionale e che non dovrebbe affrontare situazioni di assoluta ordinarietà come se si fosse in costante emergenza. Cosa succederà quando si verificherà davvero una emergenza, dovuta a cause impreviste e imprevedibili? Faremo mea culpa per la morte di qualche paziente? E nessuno sarà responsabile di nulla?
Lei sa Assessore - ribadisce il consigliere regionale, Cossa - che il servizio di diabetologia di Cagliari non è in grado di fare più di una “prima visita” al giorno, e che ha una lista d'attesa di un anno e mezzo?
Lo sa che i pazienti vivono nella perenne incertezza delle forniture, e che non possono contare su un minimo di continuità delle stesse? Lo sa che le strisce vengono fornite in numero assolutamente inadeguato e secondo una scansione temporale ridicola, senza che nessuno sappia spiegare il perché?
È a conoscenza del calvario che un diabetico deve affrontare per il semplice rinnovo della patente, perché non si sa chi deve fare le prescrizioni, se il medico di famiglia o il centro diabetologico, senza che nessun soggetto abitato a farlo si preoccupi di dare una direttiva chiara per dirimere un problema così banale?
Lei parla di grandi numeri e di grande programmazione, e lo capisco. Ma le cose che avvelenano la vita dei pazienti diabetici sono quelle che le le sto indicando, sulle quali le chiedo di porre la massima attenzione e di intervenire con determinazione, perché è assurdo che oggi, in Italia, si possano verificare fatti di questo genere.

Mi piacerebbe avere delle risposte - aggiunge l'esponente del Consiglio regionale - anche per quel che attiene il flash monitoring, su cui sembra esservi un po' di confusione, giacché si tratta di un tipico caso in cui il progresso tecnologico può non solo migliorare la qualità della vita delle persone, ma in un'ottica generale e di prospettiva portare ad un sensibile risparmio della spesa sanitaria. Pensiamo solo a cosa significa un monitoraggio che il paziente e in grado di fare egli stesso direttamente utilizzando il proprio telefonino. O cosa significa per i soggetti che in particolari condizioni devono fare un monitoraggio molto frequente nell'arco della giornata, come le donne in stato di gravidanza.

La Sardegna, in cima alle statistiche mondiali per l'incidenza del diabete, è invece assurdamente indietro proprio su questo fronte, mentre regioni italiane che questo problema ce l'hanno in misura assai inferiore rispetto a noi si sono organizzate in modo assai più efficiente. Una situazione che con un pallido eufemismo si potrebbe definire kafkiana.

Ma la cosa più grave, Assessore, e che nessuno è in grado di capire che cosa la regione sta facendo per risolvere il problema.  Nessuno ha in mente che esistano rimedi miracolistici o strade semplici da percorrere. Ma chi deve trovare le soluzioni se non chi ha il potere di farlo? Ecco perché mi aspetto risposte serie. Quando si parla della vita delle persone non è lecito a nessuno, tanto meno - conclude Michele Cossa - a chi ha gli strumenti e il dovere istituzionale di agire, essere superficiali".