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Tutti a casa. Lo ha annunciato stamane il leader di Unidos Mauro Pili che ha divulgato le lettere di licenziamento e che nelle scorse settimane aveva chiesto un intervento urgente per sbloccare tutte le procedure progettuali legate al prosieguo del cantiere di Sarroch.
“La Regione deve rimediare immediatamente a questo ennesimo stallo del cantiere. Vengano individuate le lavorazioni possibili e si blocchi questo fermo cantiere senza fine. Non è accettabile un blocco ulteriore di un cantiere, dopo quello gravissimo dell’arteria viaria della ss. 195. Siamo dinanzi ad un disastro occupazionale e infrastrutturale, visto che stiamo parlando, sia per la strada che per la diga, di opere che vanno avanti da dieci anni senza alcuna conclusione all’orizzonte. Un fallimento dietro l’altro” – ha concluso Mauro Pili.
“Oltre 70 lettere di licenziamento e lavoratori a casa. Niente cassa integrazione, licenziati. Il cantiere sulla diga di Monti Nieddu si ferma definitivamente. Da ieri tutti a casa come avevo denunciato nei giorni scorsi. Le ridicole rassicurazioni sul fatto che il fermo cantiere sarebbe stato scongiurato – prosegue Pili - si sono infrante con la lettera inviata dalle imprese d'appalto. Il blocco totale delle lavorazioni è la conferma della gestione scandalosa del cantiere. Non solo la regione non è stata in grado di garantire la continuità dei lavori ma sta tentando di scaricare le responsabilità su presunte ragioni tecniche legate alle temperature troppo elevate per il getto dello sbarramento. In realtà la regione ha bloccato tutte le perizie di variante, gli adeguamenti progettuali, impedendo di fatto il prosieguo del cantiere su altre lavorazioni. In questo quadro di incapacità diffusa nel governo delle opere pubbliche in Sardegna i lavoratori di punto in bianco si ritrovano senza avere alcuna certezza sulla ripresa del lavoro. La Regione deve immediatamente, senza perdere altro tempo, valutare le proposte di variante progettuale, comprese le integrazioni indispensabili all’opera e garantire l’immediata riavvia del cantiere. Mandare a casa il personale conferma l’assoluta incapacità di governo delle opere pubbliche da parte della regione perché si arriva a disporre un fermo cantiere senza alcuna motivazione plausibile ma solo per coprire le inefficienze amministrative e gestionali”.