“In questi giorni nei giornali si legge del “Risultato storico” da parte della Regione sul contenzioso inerente la proprietà delle dighe sarde, la quale dovrebbe annettere alle altre anche quelle del Coghinas, dell’Alto Flumendosa e del Taloro. Come già precisato dal Presidente dell’Unione dei Comuni Efisio Arbau, la battaglia per la proprietà della diga nasce non da oggi e soprattutto nasce da un territorio, quello interessato dai comuni rientranti nel Consorzio BIM Taloro, che da anni cerca di avere un equo indennizzo da parte di Enel e Regione”.

L'assessore alla programmazione e al bilancio di Ovodda, Maria Moro, con queste parole solleva il problema legato proprio al passaggio di proprietà della diga del Taloro e le ripercussioni economiche che una situazione di questo tipo potrebbe creare a livello economico in tutto il territorio.

“Attualmente le risorse pagate da Enel sulla quota di energia prodotta viene gestita a livello territoriale dal Bim, se un domani a fare questo fosse la Regione o un altro ente per suo conto, sarà in grado di garantire le medesime risorse, seppure oggi poche e inadeguate, al nostro territorio? O le farà confluire nel Bilancio regionale in un calderone unico per coprire le varie spese attraverso gestioni fallimentari? Nonostante questo, ciò che mi preoccupa, e non poco, è la ricaduta che questo “Risultato” potrebbe avere in termini sociali”. 

“L’Enel - prosegue Moro - è presente sul nostro territorio da più di 50 anni, oltre che creare occupazione di tipo stabile, ha creato una cultura del lavoro di tipo industriale che da noi non c’era, ha formato maestranze che a loro volta hanno instradato le nuove generazioni. Stiamo parlando di una realtà industriale di tipo sostenibile, di un’azienda solida e seria, responsabile socialmente che nel corso degli anni ha unito un territorio in una grande famiglia e non da meno, ha creato un ricambio generazionale assumendo una ventina di giovani che non sono dovuti scappare per cercare lavoro”.

“In un articolo su La Nuova Sardegna del 21 marzo 2018 si parla delle dighe del Tirso e affrontando il punto sugli scenari futuri si dice che “sarà l’Enas a decidere se bandire o meno una gara d’appalto internazionale e rintracciare sul mercato un nuovo partner”, presumo che la stessa linea sarà adottata anche per il Taloro. Se ciò dovesse avvenire cosa ne sarà dei giovani che lavorano presso la centrale? Chi garantirà una gestione efficiente e responsabile anche socialmente della centrale? Siamo pronti a dare tutto in mano a gruppi internazionali stranieri sulla base di una valutazione di gara fatta da un ente regionale totalmente estraneo al territorio? Sono temi troppo delicati – conclude Maria Moro - e abbiamo il dovere di non stare a guardare”.