“Siamo stati i primi a chiudere le nostre attività quando ancora non erano arrivate le disposizioni da parte del Governo, i primi a preoccuparci dei nostri dipendenti per cercare di mantenere il livello occupazionale, molti di noi hanno anche anticipato la cassa integrazione, e per primi abbiamo pensato al bene della nostra comunità quando ancora non sapevamo che fine avrebbero fatto le nostre aziende, oggi vogliamo lavorare senza sentirci sempre giudicati”. 

Così il rappresentante Fipe Confcommercio Sud Sardegna Emanuele Frongia in un momento in cui molte attività sono ripartite dopo lockdown (le discoteche da due settimane circa). Frongia non contesta i controlli, ma bensì chi punta il dito contro i locali e discoteche definendoli luoghi dove si crea sempre assembramento. “Sicuramente ci sono imprenditori che sbagliano, ed è giusto che ci siano i controlli e vengano sanzionati tutti coloro che non rispettano le regole, ma tanti titolari dei locali oggi lavorano con onestà, impegno e devozione, spesso però è più facile far girare la foto o il video di qualche situazione borderline o controllare più volte quelle attività che magari non hanno mai avuto nessun problema. Gli assembramenti si creano più nelle strade piuttosto che all’interno dei nostri locali”. 

La richiesta, da parte del rappresentante Fipe è quella di un “supporto da parte delle istituzioni se è vero che la parte sociale che rappresentiamo è parte integrante del sistema Stato, molti di noi non hanno neanche percepito un sussidio economico dal Governo, come ad esempio le discoteche cosiddette invernali, hanno perso almeno tre mesi di lavoro e per ricominciare dovranno attendere il prossimo autunno”.

(Nella foto lo staff dello Sciabecco Villasimius)