Si è tenuto oggi a Cagliari, il primo tavolo regionale di confronto sui disturbi del comportamento alimentare, voluto dall'assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, e dalla Commissione regionale per le pari opportunità.

“La Regione – dichiara Nieddu – è al lavoro per dare risposte concrete a tante famiglie che vivono un dramma silenzioso, che nel nostro Paese, solo nell’anno precedente, ha causato tremila morti. Sono sempre di più i giovani che soffrono di disturbi del comportamento alimentare. Si registrano casi a partire dai nove anni e l'abbassamento dell'età media è un campanello d'allarme che non può essere ignorato".

Attualmente i centri di riferimento in Sardegna sono a Olbia (Serd, Ats), Cagliari (AO Brotzu) e Iglesias, dove è presente l'unica struttura semiresidenziale dell'Isola. 

"È importante aumentare il numero delle strutture e potenziare l'assistenza – ha aggiunto – oggi chi soffre di disturbi del comportamento alimentare, specie nelle fasi acute, è costretto a rivolgersi ai centri fuori Sardegna, con gravi disagi per le famiglie. Un costo sociale altissimo ed un costo economico per il sistema sanitario regionale, gravato dalla mobilità passiva".

Soddisfazione è stata espressa anche dalla Commissione Regionale per le pari opportunità. "Da tempo – dichiarano le commissarie – auspicavamo la costituzione di un tavolo di confronto a cui potessero prendere parte i tecnici e i rappresentanti del mondo dello sport, della scuola e delle famiglie. Con l'obiettivo di mettere in moto sinergie”.

Oltre ai responsabili dei centri di riferimento dell'Isola, al tavolo hanno partecipato anche anche gli ordini professionali degli psicologi e degli assistenti sociali, il Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, l’Ufficio scolastico regionale, il Coni e la Polizia Postale. 

“Affrontare il problema – dichiarano le commissarie – significa intervenire anche nell'ambito della prevenzione. Spesso, soprattutto fra i giovani, esiste una pericolosa connessione fra questi disturbi e fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, il mondo dello sport e delle forze dell'ordine diventa quindi fondamentale”.