Com'è morto veramente Matteo?” “Non è che l'incidente sia una messa in scena per nascondere qualcos'altro di ancora più terribile?”. Sono solo alcuni degli inquietanti interrogativi che angosciano i familiari di Matteo Vacca da quasi cinque mesi, dalla notte di quel 18 febbraio in cui il 21enne di Nurri è stato trovato senza vita accanto alla sua Smart, poco distante da casa.

Matteo, conosciutissimo nel piccolo centro del Sarcidano e descritto come un ragazzo normale, tranquillo e ben voluto da tutti, la sera del 17 febbraio era andato in paese nel bar dove lavorava con un'altra ragazza, lo aveva chiuso e poi si era fermato da solo in sala giochi. Verso le tre del mattino ha ripreso la sua piccola utilitaria per rincasare percorrendo la strada di campagna comunale che dal centro porta all'azienda agricola dove viveva con la famiglia: un paio di chilometri percorsi migliaia e migliaia di volte. 

Ma qui, in località Burraxxedu, sarebbe successo l'irreparabile: il ragazzo, complici forse il fondo bagnato, la nebbia, o un colpo di sonno, avrebbe perso il controllo della vettura, che si sarebbe ribaltata più volte fermandosi sul ciglio destro della strada e sbalzandolo dall'abitacolo. Dunque, una tanto tragica quanto “semplice” fuoriuscita autonoma e come tale è stata trattata dagli inquirenti: i carabinieri di Nurri, intervenuti sul posto con il supporto dei colleghi del Nucleo Radiomobile di Isili, hanno addirittura detto alla famiglia, in modo abbastanza irrituale, che potevano portare a casa il corpo, il decesso è stato constatato alcune ore dopo non da un medico legale ma dalla guardia medica e “ovviamente” non è stata disposta alcuna autopsia.

Ma per i familiari fin da subito erano troppi gli elementi che non tornavano. Matteo è stato rinvenuto per primo dal fratello Mirko il quale, casualmente, la stessa notte ha percorso la stradina in direzione opposta per accompagnare all'aeroporto un amico del padre, ha notato prima la Smart gialla e poi, dopo essersi fermato, con una torcia ha scorto anche il corpo senza vita.

Il ragazzo si trovava a circa cinque metri di distanza dall'auto, dove non vi era alcuna traccia di sangue e che è stata rinvenuta con il quadro acceso ma i fari inspiegabilmente spenti, così come il motore, e con ancora nell'abitacolo lo zainetto con i libri di scuola della vittima, stranamente non proiettato fuori come tutto il resto: il parabrezza era volato a 5-6 metri. 

Vacca giaceva composto e supino, con il volto rivolto verso la strada, le scarpe poggiate a terra precisamente allineate e parallele, accanto al ginocchio destro, e il giubbotto ad alcuni metri di distanza dal cadavere, vicino al parabrezza, con la fodera rivolta verso il terreno e le maniche perfettamente distese. 

Ma ad essere sembrate molto “strane” ai congiunti della vittima sono anche le ferite riportate da Vacca: un vasto taglio netto lungo tutta la nuca, che aveva prodotto l'unica traccia ematica evidente oltre a quella, ormai rappresa, in corrispondenza di uno dei due orecchi, mozzato a metà, la mandibola e il setto nasale apparentemente rotti, più altri ematomi al petto e, in corrispondenza, alla schiena, e alla mano sinistra. Lesioni compatibili più con un'aggressione che con un incidente stradale.

I Vacca, per fare luce sui fatti, attraverso il consulente personale, dott. Michele Baldinu, si sono quindi rivolti a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, che ha subito sottoposto il caso ad un proprio ingegnere cinematico per una valutazione preventiva. E l'esperto ha confermato le perplessità, escludendo che possa essersi trattato di u