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“Non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell’art. 1, comma 1, della legge della Regione Sardegna 5 maggio 2023, n. 5 (Disposizioni urgenti in materia di assistenza primaria)”. Così la Corte Costituzionale, con la sentenza 26/2024 depositata il 27 febbraio, ha respinto il ricorso presentato dal Consiglio dei Ministri alla legge regionale che aveva autorizzato l’innalzamento del massimale fino al limite di 1.800 pazienti, su base volontaria, per i medici di medicina generale.
Un provvedimento che era stato adottato per dare una risposta immediata ai cittadini che vivono nei territori in cui si registra una carenza di medici di medicina generale e garantire così il diritto alla salute richiamato dall’articolo 32 della Costituzione. La norma regionale era stata impugnata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 28 giugno per questioni di legittimità costituzionale. Palazzo Chigi riteneva che alle Regioni non fosse consentita l’adozione di una normativa che andasse a incidere su un rapporto di lavoro e si sostituisse così alla contrattazione collettiva. Una competenza, sostenevano, che esulava da quelle riconosciute al legislatore regionale dalla normativa statale.
La Regione, riaffermando la bontà del provvedimento approvato, ne aveva giustificato l’adozione evidenziando - fra le altre cose - la conformazione territoriale dell’isola, caratterizzata da pochi grandi centri urbani e molteplici paesi sparsi in un vasto territorio, lontani e mal collegati, situati, anche su isole minori e in montagna.
Motivazioni ritenute più che valide dalla Consulta che ha accolto le argomentazioni della Regione sottolineando, nella sentenza, che "il limite del massimale può essere condizionato dalla organizzazione territoriale del servizio sanitario". Pertanto, la deroga al contratto nazionale che consente l’incremento a 1800 assistiti, così come l’ha stabilita la legge regionale, "è stata dichiarata dalla Corte Costituzionale pienamente legittima avendo tutelato, in primis, il diritto alla salute dei sardi", fa sapere l'ufficio stampa della Regione.
“La sentenza della Corte Costituzionale - ha dichiarato l’assessore della Sanità, Carlo Doria - rappresenta una pietra miliare che farà giurisprudenza in materia, affermando come sia fondamentale garantire il diritto alla salute sancito dalla Costituzione all’articolo 32, rispetto ad un contratto collettivo nazionale di lavoro, forse non più adeguato, alla luce delle attuali debolezze del sistema sanitario nazionale. L’esempio Sardegna - conclude Doria - rappresenta, oggi, un modello da seguire per risolvere la carenza dei medici di medicina generale nei territori”.
Il presidente della Regione, Christian Solinas, ha accolto con soddisfazione la sentenza della Consulta. "Un provvedimento che riconosce l'impegno e l’importanza del lavoro svolto dalla Giunta a tutela del diritto alla salute nei territori della Sardegna".