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Il gioco d’azzardo patologico o ludopatia è un disturbo del comportamento, ha una forte connessione con la tossicodipendenza e, nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali, viene inquadrato nelle c.d. dipendenze comportamentali.
Un giocatore affetto dal gioco d’azzardo patologico mostra una crescente dipendenza, aumentando via via la frequenza delle giocate, il tempo consumato a giocare e i capitali investiti, arrivando a trascurare completamente gli impegni della vita.
Secondo l’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa, sono più di un milione gli studenti che hanno giocato denaro lo scorso anno, e circa 630 mila i minorenni che hanno giocato almeno un euro. In 3 anni il numero degli scommettitori ai vari circuiti è aumentato dal 42% al 47%: circa 19 milioni di giocatori di cui 3 milioni a rischio ludopatia.
La dipendenza interessa soprattutto le persone con un basso grado d’istruzione e i maschi disoccupati. Aumentano anche gli scommettitori donne, circa 7,5 milioni di giocatrici over 45. Ciò che accomuna i giocatori è una presunta solitudine accompagnata dalla tendenza a nascondere la portata del proprio coinvolgimento. Collaterale al gioco risulta essere il fumo e il consumo, in quantità importanti, di alcool e stupefacenti.
In aumento preoccupante è il gioco d’azzardo online. La pericolosità sta nella facilità di accesso al gioco, che richiede solo un pc e una carta di credito. La variante più grave è la tranquillità della propria casa in cui gli scommettitori posso facilmente isolarsi e giocare indisturbati senza limiti e senza freni, venendo a mancare il contatto umano e l’aspetto sociale che caratterizza giochi come il poker, oppure luoghi come le sale di slot machine.
La categoria maggiormente a rischio, perché la più sola e indifesa, resta quella degli anziani.
La ludopatia è rovinosa non solo per chi ne è affetto, ma anche per familiari, amici, conoscenti e colleghi. Il giocatore, infatti, può arrivare a investire tutto ciò che possiede e, una volta terminati i propri averi, procede a sottrarli alle persone che lo circondano, pur di finanziare la propria dipendenza, derubandosi, derubando e trascurando la propria vita perché l’unico obiettivo è giocare. La ludopatia, dunque, coinvolge altre vite condizionandone le legittime aspettative e rischiando di comprometterle irrimediabilmente.
Dal sito del Ministero della Salute, si può leggere che la ludopatia “E’ una condizione molto seria che può arrivare a distruggere la vita” ma anche che “le cause di questo disturbo non sono note, […]”. E’ condivisibile però che la disponibilità e il facile accesso ovvero la legalizzazione di una pratica che, col tempo e con la giusta combinazione di fattori ambientali e genetici, potrebbe diventare compulsiva e quindi nociva per la vita delle persone comporta una certa corresponsabilità da parte di chi ne detiene il monopolio, cioè lo Stato.
Sul sito delle Agenzie delle dogane e dei Monopoli sono pubblicate le possibilità di vincere sotto il rassicurante slogan “gioco legale e responsabile”: la probabilità di un 6 al superenalotto è una su 622.614.630. Basti pensare che secondo Carlo Rovelli, fisico di fama mondiale, la probabilità che un asteroide colpisca la Terra il 13 aprile 2036 è una su 100.000.
A questo punto la confusione è lecita. Lo Stato, simile ad un soggetto affetto da disturbi della personalità, alimenta quella che è diventata una patologia seria che rovina la vita, ma