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Cristina Berardi abbraccia il fidanzato Battista Giordano in questura, Nuoro, nel giorno della sua liberazione il 19 ottobre 1987. La donna, ieri, ha pubblicato un necrologio per la morte del suo ex rapitore. Il 10 settembre, infatti, e' stato ritrovato a Nuoro il corpo di Gianfranco Ara, unico condannato a 28 anni per il suo sequestro di persona. ANSA / CLAUDIO GUALA'
E' morto a Nuoro, all'età di 90 anni, Remo Berardi, padre di Cristina, l'insegnante allora 25enne, rapita dall'anonima sarda il 20 giugno 1987, nei pressi di Villagrande Strisaili, e liberata dalla Polizia il 19 ottobre successivo nelle campagne fra Arzana e Seui in Ogliastra.
Berardi, nato a Roma nel 1926, era arrivato a Nuoro 20 anni dopo, città che non ha mai più lasciato e dove è diventato imprenditore di successo nell'ambito dell'edilizia. Berardi è stato presidente degli industriali barbaricini, consigliere di amministrazione della Banca Popolare di Sassari ed uno degli ideatori della Libera università nuorese.
Amava la terra dove ha ha trascorso 70 anni della sua esistenza ma che gli aveva riservato anche tante sofferenze quando ha vissuto alcune pagine tristi: il rapimento di sua figlia e il fallimento della sue aziende: la Impresar e la Costa Ottiolu.
"Cristina Berardi è vicina a Maria Grazia e Tina per la tragica scomparsa del fratello Gianfranco Ara, con profondo rispetto e affetto", sembrerebbe un normale necrologio quello pubblicato l'11 settembre 2011 su un quotidiano sardo se non per due piccoli ma grandi particolari: Gianfranco Ara, deceduto per cause naturali, è stato l'unico condannato a 28 anni per il sequestro della donna che venne liberata dopo quattro mesi. Cristina oltre al perdono aveva voluto esternare pubblicamente la sua carità ed affetto.