Nuoro perde un altro dei suoi protagonisti. Umberto Pintori, architetto e voce storica del Coro di Nuoro, che aveva diretto negli anni Cinquanta, è morto a 81 anni a Cagliari.

Quando agli inizi il canto corale a Nuoro rivelava la sua “funzione sociale” mettendo insieme l’illustre penalista e il pastore di Santu Predu, riuniti dalla comune passione del cantare insieme, Umberto contribuiva ad avviare quel progetto che negli anni non avrebbe mai abbandonato. 

<<Quella “funzione sociale” altro non era che una simpatica forma di socialismo pratico e del tutto disinteressato>>, annota Gian Paolo Mele nel riannodare i fili del ricordo.

La guerra aveva deposto da poco tempo i suoi fucili e dopo tanta sofferenza c’era voglia di vita e di futuro. <<I giovani avevano un immenso bagaglio di speranze, più che di esperienze>>.

Il vero canto nella Nuoro del secondo dopo guerra nasce nelle sacrestie e nei festini di campagna. Casa Delussu, con la sua corte all’interno, diventa un punto di riferimento per l’originaria struttura del Coro in cui Umberto Pintori cantava insieme al fratello Tonino e a pochi altri.

<<Terreni fertili che hanno favorito la nascita della coralità maschile nuorese.” - mette in evidenza Alessandro Catte presentando il suo puntuale racconto ricostruito nel volume “I miei canti” – La cultura popolare stimola il desiderio di trasferire il cantare dalle chiese in “sos iscopiles” (dove la classe sociale non aveva importanza), e nella Via Majore (dove ha sede la Cappella “Si Stona”, androne del Palazzo Mereu, vecchio municipio)>>. Dal sacro al profano. 

Umberto è presente quando il Coro partecipa ad una delle prime manifestazioni, vincendo il primo premio a Sassari in occasione della Cavalcata Sarda del 1953.

Umberto è determinante quando, in campo nazionale, accompagna e dirige il Coro di Nuoro che trionfa nella gara fra regioni, partecipando alla trasmissione “Il campanile d’oro”, condotta da Silvio Gigli.

Banneddu Ruju, scomparso di recente, gli aveva lasciato il testimone dopo essere stato trasferito a causa del suo lavoro di insegnante, da Nuoro a Laconi. Un’eredità difficile in un momento delicato: <<Banneddu aveva aperto a Nuoro la strada di una pianificazione musicale ricondotta a una esecuzione canora, in funzione di un dotto lavoro di armonizzazione polifonica. A lui si devono le armonizzazioni di Zia Tatana Faragone, Sa Cozzula, A s'andira, Bobore ficumurisca, che costituiscono il primo repertorio di canti profani nuoresi dei Coro>>, si legge nel volume “La storia e la memoria" pubblicato dal Coro di Nuoro nel 1990. 

Umberto, insieme al fratello Tonino era nato e cresciuto in un contesto familiare dove la musica regnava e veniva rispettata. Il padre, maestro di scuola elementare, suonava il clarino nella Banda musicale nuorese, così come il secondogenito Peppino. I Pintori cantavano i madrigali di Vivaldi e Palestrina assieme alle tre sorelle.

Nella città di Grazia Deledda, ricca di storia, arte e cultura, alcune pagine di vita e spessore le ha scritte anche Umberto Pintori, che si è spento nell’affetto che aveva seminato tra le persone che gli hanno voluto bene fino alla fine.