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«E’ estremamente grave che i sindaci di alcune città disobbediscano alla legge approvata dal Parlamento e firmata dal Presidente della Repubblica. Ed è sconcertante assistere ai tentativi personali di alcuni sindaci di emergere da un’estinzione dei loro partiti ormai già avviata e sempre più irreversibile. Soprattutto quando si arriva, come ora, a negare persino la democrazia, le leggi, le Istituzioni». Sono le parole della deputata Emanuela Corda, capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Commissione Difesa, sulla protesta che si è estesa anche ad alcuni sindaci sardi quali Zedda, Bruno, Soddu e Sanna, appoggiati da Cgil, Anpi e Arci.
«Ricordo che questo provvedimento nasce dall’urgenza di mettere ordine al disastro in tema di sicurezza generato dai governi precedenti, e quindi dai loro partiti. Chi si riempie oggi la bocca di belle parole, come solidarietà e accoglienza, dovrebbe innanzitutto rammentare il caos che stavano generando certe politiche disinvolte e sconsiderate che ahimè hanno agevolato speculazioni sulla pelle dei disperati stessi favorendo il business di scafisti e mafie varie.
Occorre fare delle opportune distinzioni e sottolineare che tante sono state anche le opere di vero bene con l’intento di accogliere chi davvero fuggiva da quei paesi in eterno conflitto o da situazioni drammatiche di precarietà e disperazione.
Per questo motivo dico che opporsi con prepotenza rifiutandosi di recepire gli effetti di una legge dello Stato, non sia la via più giusta per affrontare un tema così delicato. Solo un sano confronto democratico che non sia ipocrita, basato sullo scambio, sull’ascolto è la via da percorrere. Non l’arroganza o il muro di gomma antigovernativo.
Chiedere un dialogo dunque può essere legittimo, come ha affermato il nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che guidato dal buon senso si è mostrato disponile al confronto. I sindaci che avanzano idee personali invece che pensare al benessere della gente, dovrebbero prendere atto del fatto che chi vive nel nostro paese in modo irregolare dovrebbe rientrare in una cornice di controllo e legalità. Il decreto Sicurezza infatti non vuole chiudere le porte ma abbracciare chi ha la protezione internazionale e i minori. Vuole mettere fine a quel processo scandaloso che vede arricchiti scafisti e terze persone a discapito della disperazione dei migranti.
Per questo invito i sindaci al rispetto della legge e delle Istituzioni. E a non perseverare nell’utilizzo di tematiche così delicate per imporre ai propri cittadini posizioni ideologiche e propagandistiche».