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L' emergenza sangue si fa nuovamente sentire e, complice l'estate, che porta in Sardegna una maggiore affluenza turistica e il gran caldo di quest'anno, richiama la necessità di nuovi donatori.
Tra le prime difficoltà che subentrano quando il sangue donato scarseggia c'è la programmazione degli interventi, visto che la priorità dell'uso delle scorte trasfusionali va alle attività chirurgiche di emergenza. Ma sono coinvolti nelle priorità anche i pazienti leucemici e talassemici, questi ultimi particolarmente presenti nell'Isola.
Per questi motivi l' Avis Regionale Sardegna ha deciso di rinnovare la sua campagna di sensibilizzazione oggi, in una conferenza stampa, chiedendo a tutti i cittadini sardi di andare a donare.
" Anche quest'anno siamo in piena emergenza, come tutti gli anni, a causa delle alte temperature e delle persone che vanno in ferie; emergenza che sta dando dei segnali un po' preoccupanti, tra gli interventi che vengono rinviati ei pazienti talassemici che cominciano ad avere paura di non ricevere la propria terapia - spiega il presidente dell'Avis Regionale Sardegna , Vincenzo Dore - purtroppo dobbiamo importare 30mila sacche da fuori e l'aumento della presenza turistica e degli incidenti ci stanno penalizzando, sono state registrate difficoltà in tutti i reparti ospedalieri ”.
Il 2023 conta, ad oggi, 30.579 unità prodotte, contro le 40.543 del 2022: l'associazione ha rilevato quindi una diminuzione di donazioni del 2,4%, pari a 964 unità, a fronte però di un aumento della richiesta del 3,3% quest'anno, ossia 1662 sacche trasfuse in più.
"Il periodo estivo è quello più critico per le donazioni durante l'arco dell’anno, per due ragioni in particolare: la diminuzione del numero di donatori che vanno giustamente in vacanza e la mancanza di compensazione a livello nazionale. Non abbiamo registrato al momento grosse carenze sul piano nazionale, ma in Sardegna sì, soprattutto nei centri di Cagliari e Sassari perché sono i centri che servono il maggior numero di talassemici, solo nel capoluogo se ne contano 500", sottolinea il direttore sanitario dell'Avis Sardegna Marino Argiolas.
"Quest'anno abbiamo ulteriormente aumentato le campagne pubblicitarie per sensibilizzare i cittadini alla donazione, ma manca una programmazione a causa di chi ci dovrebbe supportare, programmazione che ci permetterebbe di non arrivare a situazioni di sofferenza sanitaria come questa - commenta Dore -. Il nostro appello è stato presentato prima all'ex assessore regionale della Sanità Mario Nieddu e successivamente anche all'attuale assessore Carlo Doria per poterci incontrare, insieme anche al direttore sanitario Argiolas e organizzare una programmazione seria, ma questo incontro non c'è mai stato, nonostante entrambi gli esponenti della Giunta si fossero detti favorevoli al progetto".
Ci sono anche buone notizie però: "I numeri dell'associazione sono estremamente positivi - evidenzia il direttore Argiolas - la Sardegna anche quest’anno, come l'anno scorso, è al primo posto in Italia per indice di produzione, ossia numero di donazioni date per 1000 abitanti, siamo infatti a 51 unità per mille residenti, seguiti dalle Marche con 49. Il sistema associativo funziona e si è mostrato pronto a rispondere alle emergenze anche con il minimo di tempo a disposizione per l'organizzazione. Il nostro problema è che trasfondiamo tantissimo - specifica Argiolas - noi produciamo tanto, 51, ma ne trasfondiamo 64 o 65. La Campania, per dare un'idea, produce 30 e trasfonde 30. Viviamo una situazione diversa da altre regioni e saremo sempre in equilibrio instabile, perché basta poco, un calo di uno o due mesi nel numero di donazioni e andiamo subito in sofferenza. I pazienti talassemici sono migliaia, ogni giorno solo dal centro trasfusionale di Cagliari devono uscire 120 sacche per una patologia, a queste vanno aggiunte le unità necessarie per trapianti, emergenze chirurgiche e via dicendo. Nei momenti di grande carenza ci vengono in soccorso le altre regioni italiane, in particolare Lombardia, Veneto, Piemonte e Valle d'Aosta con cui abbiamo delle convenzioni, ma basterebbe che tutti i donatori sardi, circa 55mila, donassero periodicamente, almeno due volte all'anno e riusciremmo a soddisfare il nostro fabbisogno interno che è di 110mila unità".
Da qui la richiesta, da parte dei vertici dell'associazione, a chiunque abbia la possibilità di contribuire a salvare vite umane e, perché no, a tenere sotto controllo anche la propria salute.
"Bisogna andare a donare il sangue, magari prima di andare in ferie, ma anche cercare di avvicinare altre persone a questo atto di solidarietà. Siamo in piena emergenza e serve l'aiuto di tutti", conclude il presidente Dore.
"Invitiamo chiunque sia nelle condizioni di poter donare a recarsi presso le unità di raccolta, sia associative che nei centri trasfusionali, affinché anche durante il mese di agosto e settembre siano assicurati a chi ne ha bisogno una terapia trasfusionale e agli ospedali il corretto funzionamento", aggiunge il direttore sanitario Argiolas.