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"E’ dà più di un anno che ci rivolgiamo alle Istituzioni gridando aiuto al Ministro, ai Parlamentari sardi, al Presidente della Regione e Assessore alla Sanità , al Consiglio Regionale e al Prefetto: non serviva la sfera magica per capire lo sfascio presente e ciò che poteva succedere. E’ successo a Sorgono, Nuoro e Provincia e in tutta la Sardegna con il menefreghismo totale delle Istituzioni chiamate ad intervenire e a dichiarare l’emergenza e/o a dimettersi. Il distretto sanitario e l’ospedale di Sorgono (se così possiamo continuare a chiamarlo) è ridotto allo stremo dove l’emergenza urgenza non viene garantita e i medici in affitto possono intervenire solo per i codici bianchi e verdi, ma non ci sono problemi secondo il DG Cannas che in risposta alla mia domanda disse che i gialli e i rossi andavano stabilizzati sul posto per essere trasportati. L’ulteriore domanda fu: 'Da chi? Da medici di base e guardie mediche che non ci sono? Da medicalizzate senza medico a bordo o da elisoccorsi che di notte non volano? E adesso aggiungiamo: Stabilizzati per essere trasportati dove?"
Così in una nota Pina Cui, referente del groppo "Allerta in Barbagia" e attivista, denuncia la situazione sanitaria nel territorio barbaricino e in tutta la Sardegna. "Il San Francesco, che doveva essere una garanzia per tutta la Provincia, in un anno ha più che raddoppiato la mancanza di medici, per non parlare del resto del personale: reparti accorpati (ancora un po’ e, chissà, dovremo controllare che non ci sia un ortopedico in cardiologia o un cardiologo in sala parto), stop ai ricoveri in ortopedia,e secondo qualcuno il Pronto Soccorso sarebbe da chiudere. E' spaventoso - prosegue - sentire pronunciare certe parole; come si può solo pensarlo quando ci sono paesi che distano da Nuoro più di tre ore di ambulanza su strade dissestate? E ancora più grave è che qualcun altro dica che i LEA (livelli essenziali assistenza ndr.) sono garantiti… Da chi? Ed entro quanto tempo?".
"Gli ospedali di Sorgono e Nuoro sono in zona svantaggiata, e perciò chiediamo il ripristino dei servizi e dei reparti che ad oggi risultano essere stati chiusi o ridotti o mal funzionanti e che vengano garantite le cure emergenziali presso i pronto soccorso. Ad oggi su tutto il territorio sardo non sono garantite neanche le cure mediche di base. Il diritto alla salute, il diritto alla vita e alla pari dignità sociale sono diritti costituzionalmente garantiti che vengono quotidianamente calpestati, favorendo la sanità privata a detrimento di quella pubblica, e lasciando di fatto senza cure coloro che non hanno reddito. Chiudiamo chiedendo le dimissioni di chi a vario titolo è stato responsabile di questo disastro - conclude -, con la promessa che continueremo a lottare per chiedere i nostri diritti. La Sardegna e i Sardi devono continuare a vivere".