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“Salviamo la diga di Sant’Antonio e subito”. Lo scrive a gran voce Emilio Garau, Presidente dell’associazione Prociv Augustus (Protezione Civile e Tutela Ambientale), che aggiunge: “E’ veramente una grande idiozia abbattere la diga di Sant’Antonio presente sul Rio Gutturu Mannu nei Comuni di Assemini e Uta – dice speriamo in un veloce ripensamento della Giunta Regionale che con propria delibera del 18 dicembre 2020 ha deciso di abbattere il prezioso bene. Ci pensò anni fa anche la Giunta Pigliaru, che impegnò una barca di soldi pubblici per buttare giù tutto per poi tornare sui propri passi”.
Un gioiello storico
“Una decisione, quella della demolizione, presa senza una valutazione del valore ambientale e non solo della diga a gravità ordinaria in calcestruzzo – prosegue Emilio Garau - costruita tra il 1956 ed il 1957 dalla Società Mineraria Siderurgica Ferromin e serviva a fornire acqua ed energia elettrica alla vicina miniera di San Leone. Una decisione presa senza considerare la storia mineraria e senza minimamente valutare le possibili finalità irrigue della risorsa derivata dal Rio Gutturu Mannu e, soprattutto, dell’auspicabile valorizzazione dell’invaso a fini ambientali, sia in termini di tutela degli habitat florofaunistici presenti che per gli usi ricreativo-didattici del lago artificiale e senza dimenticare l’importanza del bacino ai fini del contrasto agli incendi boschivi. Dove è l’ente parco di Gutturu Mannu? Perché non interviene per evitare tale scempio magari proponendo la messa in sicurezza della Diga? E pensare – sottolinea Garau - che solo qualche anno fa, anche l’Enas (Ente Acque della Sardegna) rilevò che nonostante lo stato di abbandono dell’invaso vi era la reale possibilità di conseguire senza particolari criticità il ripristino delle condizioni di sicurezza dello sbarramento e rendendosi disponibile alla realizzazione delle opere necessarie. Facciamo appello ai politici che devono o dovrebbero avere l'obbligo morale di evitare lo scempio derivante dalla demolizione della Diga di Sant’Antonio” – ha concluso Emilio Garau.