Agli esami di Stato 2014 tra l’inglese e lo spagnolo, storia dell’arte, filosofia e latino, è stata protagonista anche la lingua sarda.

All’istituto di istruzione superiore“ Fermi” di Nuoro due candidati hanno iniziato il colloquio dell’esame di maturità in modo inusuale per un liceo scientifico: uno di loro ha  suonato l’organetto, mentre il secondo ha esposto in lingua sarda una tesina sul canto a tenore.

I giovani maturandi, due cugini di Orani, Andrea Baingiu e Mattia Zichi, hanno voluto concludere il loro corso di studi con una sorta di omaggio alla nostra terra.

«E' stata un'esperienza insolita assistere all'espressione di un così forte spirito identitario da parte di giovani che, in genere - dice la professoressa Salvatorica Tanchis -, amano "guardare oltre" prima che tra i propri orizzonti, segno che possiamo sperare di conservare, diffondere e trasmettere nel tempo i valori della nostra sardità, che ci rendono unici e parte del variegato e armonico universo di culture e civiltà».

La Commissione ha ritenuto conforme alle disposizioni ministeriali la scelta dei due studenti.

Per usare un’espressione a tema, dice il professor Gian Piero Muceli, “la stessa commissione ha “accordato” per l’organetto e “concordato” per il tenore”.

«La lingua e il suono delle note della tradizione sarda - prosegue il professor Muceli - spiritualmente ed emotivamente, hanno accompagnato la crescita e la formazione dello studente e dell’uomo che c’è in loro. Lo strumento musicale tradizionale e la lingua sarda consente a questi giovani di rituffarsi  nel loro mondo d’origine verso quelle radici dalle quali fortemente dipendono e alle quali sono felici  e fieri di appartenere».

«L’istituzione scolastica - spiega professor Muceli - è parte integrante della comunità e i valori in essa contenuta non sono esclusi. Non vi è alcuna contraddizione, dunque, con l’esame di stato e i suoi canoni tradizionali consentire ad un giovane di portare in dote al suo esame la passione per lo strumento musicale o per la lingua sarda che non impoverisce ma impreziosisce il colloquio. E’ un’occasione per riflettere sulla sardità; il grande e magico mondo della tradizione sarda, dell’identità culturale si esprime  con la poesia, con i romanzi, con la danza, con il ballo, con il canto, e quindi anche con la musica e la lingua alla stessa maniera con cui la Deledda lo fa con la scrittura nei suoi romanzi. Un tratto distintivo netto e preciso che porta in dote al confronto, sempre necessario e doveroso, con altre storie e con altre diversità».