Insussistenza dell'associazione a delinquere di stampo mafioso e di associazione segreta ma regge la contestazione di associazione semplice per la commissione di reati contro la pubblica amministrazione.

Sono queste le motivazioni alla base della scarcerazione dell'ex assessora regionale all'Agricoltura, Gabriella Murgia, attualmente agli arresti domiciliari. Lo si apprende dalle 97 pagine con cui i giudici del Tribunale del Riesame di Cagliari hanno motivato la decisione assunta il 19 ottobre scorso dopo le richieste di scarcerazione o di attenuazione della misura cautelare presentate dagli avvocati difensori dell'allora esponente della Giunta Solinas, Enrico Meloni e Carlo Figus.

Gli stessi giudici del Riesame avevano invece confermato il carcere per Tomaso Gerolamo Cocco, all'epoca dei fatti primario della terapia del dolore all'ospedale Marino di Cagliari. E oggi lo hanno ribadito con oltre 107 pagine di motivazioni. Murgia e Cocco erano stati arrestati dai carabinieri del Ros insieme ad altre 30 persone nell'ambito della maxi inchiesta della Dda del capoluogo sardo, denominata Monte Nuovo, su una presunta associazione mafiosa operante nell'Isola con una fitta rete di intrecci tra la criminalità orgolese riconducibile a Graziano Mesina, la politica e le istituzioni isolane.

Secondo gli inquirenti sarebbero stati loro il punto di congiunzione tra i gruppi criminali e le istituzioni. Nel frattempo l'indagine dei sostituti procurati Rossana Allieri ed Emanuele Secci, della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, prosegue per ricostruire l'intera ragnatela dei rapporti. Per ora l'inchiesta ha coinvolto 31 persone accusate di aver costituito un gruppo che univa colletti bianchi e storici esponenti del banditismo del Nuorese per influenzare nomine e, per alcuni, proteggere anche la latitanza dell'ex primula rossa del banditismo sardo, Graziano Mesina.