"Mi ha convocato il vescovo. Ero viceparroco in Sardegna, a Guspini. Ha cominciato a fare allusioni, giri di parole. L'ho interrotto. Gli ho detto: "Eccellenza mi volete allontanare per la mia omosessualità?". Mi ha risposto che sì, non era opportuna. Ho replicato che il suo predecessore, il vescovo che mi aveva ordinato sacerdote, era perfettamente a conoscenza del fatto che sono un omosessuale. Non è servito. Nonostante le proteste dei parrocchiani, sono stato allontanato. Voleva mandarmi in terapia".

E' la storia di don Mauro Bonfante, prete cattolico fino all' ottobre di tre anni fa, quando la Curia romana decise di aprire un processo canonico contestandogli un atteggiamento verso la sessualità non consono alla dottrina. Intervistato da Repubblica, Bonfante aggiunge: "Eh sì, forse è stato lui a licenziarmi. O qualcuno del suo ufficio", in riferimento a monsignor Krzysztof Charamsa, il monsignore gay che ha fatto coming out.

Alla domanda se esista una terapia per l'omosessualità, l'ex sacerdote replica: "La chiamo io terapia. Esiste un convento nel Nord Italia dove vengono mandati a riflettere i sacerdoti che manifestano tendenze sessuali non consone. Un luogo dove ti aiutano a ritrovare la retta via. Mi sono rifiutato di andarci".