Non sembra conoscere battute d'arresto il flusso di notizie false legate alla pandemia da Coronavirus. Negli ultimi giorni le “bufale” sono entrate a gamba tesa anche sul tema vaccini, scatenando il panico e false speranze nella popolazione sarda. È questo il motivo per cui è importante capire quali sono i tipi di contenuti che alimentano la disinformazione e quali sono le categorie di persone responsabili delle fake news.

Le ultime “bufale” sulla campagna vaccinale in Sardegna

Sono due le notizie false che nelle ultime settimane hanno riguardato da vicino il territorio sardo. Il 20 marzo si è diffuso sui social un annuncio che presso la Fiera di Cagliari le autorità sanitarie erano in cerca di volontari per ricevere il vaccino anti-covid. Ovviamente si trattava di una fake ma questo non ha impedito alle persone di accalcarsi nel capoluogo, costringendo anche la polizia ad intervenire.

Pochi giorni dopo è iniziato a circolare nel nuorese un falso calendario sulle tappe della campagna di immunizzazione con tanto di date e categorie di candidati. A evitare il ripetersi degli spiacevoli fatti di Cagliari è intervenuto il Commissario Straordinario ASSL di Nuoro che ha intimato la rimozione del documento e ha consigliato alla cittadinanza di attenersi soltanto alle comunicazioni ufficiali di ASSL.

Le sette categorie di fake news

E queste sono soltanto due tipologie di fake news. Truffa.net, portale specializzato nell'analisi dei siti finanziari e di gaming, ne individua ben sette nella sua recente guida sulle le dinamiche della disinformazione. La prima, e forse la più innocua, è la categoria della satira o della parodia: contenuti creati per non creare danni ma con le potenzialità per farlo. Si prosegue, in ordine di pericolosità, con le false connessioni, ovvero informazioni accompagnate da titoli o citazioni non corrispondenti, con i contenuti ingannevoli, notizie manipolate per inquadrare un argomento, e con il falso contesto, situazione in cui a un contenuto reale si aggiungono informazioni contestuali false.

Le più dannose, però, sono tre: i contenuti diffusi da impostori, quelli manipolati e quelli fabbricati. I primi sono notizie che vengono divulgate da fonti che si spacciano per autentiche, i secondi riguardano informazioni volutamente modificate per nuocere mentre i terzi sono contenuti falsi al 100% e fabbricati con il preciso obiettivo di nuocere a qualcuno o qualcosa.

Chi diffonde e alimenta le fake news

Sette anche le categorie di persone che hanno le potenzialità per diffondere le notizie false, secondo Truffa.net. I più innocui sono i cosiddetti “joker”: sono persone che creano bufale palesemente scherzose ma senza essere consapevoli dei meccanismi che potrebbero scatenare. Più pericolosi gli scammer, veri e propri truffatori che hanno l'obiettivo di attirare l'attenzione per estorcere dati sensibili e denaro, e i politici. Questi ultimi possono contribuire al flusso di disinformazione per puri interessi di parte.

Discorso a parte meritano i complottisti. La rete e i social network ne sono pieni. Stiamo parlando di persone o gruppi che quasi quotidianamente inondano i canali di notizie senza nessun fondamento scientifico e impossibili da verificare.

La lista prosegue poi con i cosiddetti “insider”, ovvero quegli individui che si propongono come fonti primarie senza avere titoli e competenze per trattare certi argomenti.

Una volta “lanciate” le notizie false possono contare sull'appoggio di altre due categorie per aumentare la portata del danno: i gruppi di familiari e amici e le celebrità. I primi scambiandosi bufale in privato contribuiscono alla diffusione capillare. I secondi dall'alto della loro visibilità e della loro esposizione mediatica si presentano come fonti autorevoli pur senza esserlo.

É possibile difendersi dalle notizie false e manipolate?

La risposta, per fortuna, è sì. In questo periodo si sono moltiplicate le azioni istituzionali e ufficiali volte ad arginare il fenomeno. Un esempio su tutti quello di Facebook che ha deciso di cancellare tutte le notizie false sui vaccini dalle sue pagine e ha deciso di applicare un “adesivo” di veridicità su quelle verificate.

Anche le persone, nel loro piccolo, hanno la possibilità di difendersi. Il metodo più semplice è quello di applicare il famoso CRAAP Test, ovvero una serie di domande che possiamo porci quando ci troviamo di fronte a una notizia su cui abbiamo qualche dubbio. Le fonti sono affidabili? Le informazioni sono facilmente verificabili in rete? Qual è lo scopo della notizia e di chi la diffonde?

La rete ci mette a disposizione anche molti strumenti informatici per la verifica. Si va dai siti di fact checking come PoliFact, Snopes e Bufale.net fino a tool di verifica di video e immagini come Foto Forensics, Google Reverse Image Search, TinEye e InVid Project.