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Era il mese di giugno del 2018 quando Piero Bua, presidente del consiglio di amministrazione del Policlinico Sassarese S.p.a, confermava le voci ormai diffuse che davano ormai ceduta proprio la gestione del Policlinico al gruppo guidato dalla famiglia Rusconi di Bergamo, imprenditori lombardi leader nel settore della sanità privata.
In un’intervista rilasciata alla Nuova Sardegna Piero Bua aveva detto: “Sono qui dal 1964, ora avrò pure il diritto di riposarmi anche se resto a disposizione”.
L’INTERVENTO DELLA PROCURA Qualche anno più tardi, precisamente il 18 novembre 2021, esplodono i risultati dell’indagine della Procura di Sassari che iscrive nel registro degli indagati i Consiglieri Francesco Paolo Bua, Edoardo Bene e Giovanni Pinna, il direttore generale e anche consigliere Vincenzo Dettori nonché il presidente del Consiglio di amministrazione del Policlinico Piero Bua.
GLI INDAGATI Nei fascicoli della Procura ci sono anche i nomi di Erasmo Salvatore Meloni, presidente del Collegio sindacale, Franceschino Paschino e Giovanni Pinna Parpaglia sindaci effettivi, ovvero l’organo di controllo della S.p.a. Per loro l’accusa, a vario titolo, è di violazione della par condicio creditorum, ovvero il principio per il quale ai creditori dovrebbe essere assicurato un eguale diritto di soddisfarsi sul patrimonio del debitore.
L’ACCUSA Nelle carte della Procura s i legge “ciò in quanto, nonostante fossero consapevoli dello stato di dissesto del Policlinico Sassarese S.p.a perlomeno fin dall’anno 2014, al fine di evitare che la società venisse segnalata alla Centrale Rischi di Banca d’Italia a causa delle esposizioni (in sofferenza) nei confronti del Banco di Sardegna, procedevano al parziale pagamento dei debiti in favore dello stesso istituto di credito, così favorendolo rispetto agli altri creditori che vantavano gradi di privilegio superiori e, in ogni caso, violando la par condicio creditorum”. Accusa che viene mossa dal 2014 e che si ripete ogni anno fino al 2018. Il motivo, sempre da quanto emerge dagli atti, è da ricercare nel tentativo di evitare che la società venisse segnalata alla Centrale Rischi di Banca d’Italia a causa delle esposizioni (in sofferenza) nei confronti del Banco di Sardegna.
LA CONCLUSIONE DELLE INDAGINI PRELIMINARI È il 14 dicembre del 2021 quando si concludono le indagini preliminari: la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari conferma dieci capi di imputazione. Viene confermata la violazione della par condicio creditorum e si sottolinea che il motivo è scatenato “al fine di evitare che la società venisse segnalata alla Centrale Rischi di Banca d’Italia”. Il presidente del consiglio di amministrazione del Policlinico Sassarese S.p.a Piero Bua, confermando la cessione ad altra società aveva detto che “in questi ultimi anni i budget regionali sempre più risicati, e a volte politicamente iniqui, non hanno agevolato lo sviluppo e gli adeguamenti tecnologici e strutturali necessari – spiega il presidente del cda –. A questo si sono aggiunte le difficoltà diventate ormai insostenibili con un sistema del credito a dir poco indifferente al punto da revocare gli affidamenti senza valutare le conseguenze che ciò avrebbe comportato, come è avvenuto con il pagamento dell’ultima retribuzione ai dipendenti”.
I MOTIVI DEL FALLIMENTO DEL POLICLINICO Ci sarebbe da chiedersi il motivo per cui il Policlinico abbia saldato i debiti con il Banco di Sardegna prima che con gli altri creditori. L’iscrizione alla Centrale Rischi di Banca d’Italia di fatto interrompe ogni tipo di possibilità di accesso al credito e forse, attraverso un mutuo magari, il Consiglio di amministrazione pensava di poter riprendere le redini di una situazione economica aggravata da accordi risicati e situazioni tanto difficili quanto complesse che portano le società al fallimento.
Se si pensa poi che in questo caso in gioco ci sia anche la salute e l’interruzione dei servizi sanitari a favore dei cittadini, in questo caso scongiurata grazie ai nuovi accordi, la visione delle cose appare, tra gli interessi politici che forse prevalgono rispetto alla stessa salute di tutti noi, triste e priva pure di futuro.
BANCHE E IMPRESE La questione è annosa e spesso e volentieri passa in secondo piano: quanti sono gli imprenditori terrorizzati di finire nella centrale rischi e proprio per questo motivo preferiscono tacitare le Banche? Per quanto riguarda la questione del Policlinico Sassarese c’è da precisare che il curatore, così come emerge dalle carte della Procura, ha trovato i conti in ordine. Pertanto, nessuno dei soci ha sottratto del denaro dalla società. L’indagine, infatti, riguarda il reato di bancarotta preferenziale e non fraudolenta. Ci si chiede perché in questi casi la Banca, che sarebbe dovuta essere a conoscenza dello stato e dell’entità di insolvenza del Policlinico Sassarese, non abbia messo in allerta i vertici della società rispetto al problema che prima o poi si sarebbe presentato: in buona fede si pensava a un riallineamento dei conti oppure si è cercato di far rientrare i debiti prima del fallimento? In situazioni di questo tipo, che in Italia non si contano di certo sulle dita di una mano, la Procura dovrebbe sentire anche i funzionari della stessa Banca per capire le dinamiche che si sono create? Le domande sono tante. Il numero dei fallimenti delle società in Italia è in costante aumento: forse il sistema avrebbe la necessità di un riallineamento al fine di evitare situazioni che piano piano continuano a portare al collasso l’intera economia.