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La Guardia di Finanza di Legnago ha denunciato due imprenditori per aver commercializzato 15 mila mascherine con un ricarico tra il 130 e il 400%. I finanzieri hanno scoperto che una ditta di Minerbe aveva notevolmente incrementato il proprio volume d'affari proprio grazie alle vendite effettuate a 15 farmacie. A riportare la notizia è il quotidiano on line il gazzettino.it: nell'ultimo triennio l'azienda aveva registrato un volume d'affari di circa 30 mila euro all'anno e la vendita di mascherine gliene aveva fruttati 36 mila in qualche settimana. È stato così accertato che la ditta veronese si era rifornita da una società bresciana di due distinte forniture di mascherine: 5.000 Kn95 (cioè le Ffp2) e 10.000 chirurgiche.
Le prime – scrive sempre il quotidiano on line il gazzettino.it - le aveva rivendute alle farmacie del Basso Veronese con un ricarico medio, per le prime, tra il 300 e il 400%, mentre per le seconde tra il 130 e il 170%. È stato inoltre verificata la vendita di mascherine "in nero" per oltre 8 mila euro, mentre 112 mascherine ancora presenti in magazzino sono state sequestrate e saranno consegnate a chi si occupa dell' emergenza Covid-19.
L'ipotesi di reato è di manovre speculative su merci, che prevede una reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 516 euro a 25.822 euro. I finanzieri hanno inoltre denunciato, su segnalazione di un cittadino, un farmacista che aveva venduto mascherine a 10 euro dopo averle comperate a 10 centesimi. Le Fiamme Gialle hanno così verificato che la farmacia si era approvvigionata di mascherine, prive delle specifiche caratteristiche sanitarie per poterle considerare dispositivo di protezione individuale, al prezzo di 10 centesimi l'una, rivendendole poi al pubblico al prezzo di 10 euro l'una, ottenendo così un ricarico assolutamente spropositato. Il farmacista ne aveva già vendute 150.