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Michele Cireddu, siamo ormai arrivati alla Fase 3 anche negli istituti penitenziari della Sardegna, quali interventi sono arrivati per migliorare la situazione del Distretto?
Intanto devo premettere che in 25 anni non ho mai assistito a cosi tante incertezze gestionali ed organizzative all’interno dell’amministrazione Penitenziaria. Il personale e’ letteralmente sconcertato e disorientato, vengono emanate circolari che vietano il prosieguo delle videochiamate per i detenuti appartenenti al circuito alta sicurezza e dopo poche ore vengono ripristinate le vecchi disposizioni che invece le consentono, una confusione ed una incertezza che possono creare inevitabilmente proteste e difficoltà per il personale.
Nella Penisola sono sorte ulteriori proteste, (Istituto di Santa Maria Capua Vetere ndr), ma ancora una volta fortunatamente nel distretto sardo non si sono verificate proteste di sorta, probabilmente come sostiene qualcuno e’ una questione di fortuna ma a mio avviso si tratta di straordinaria capacità di gestione da parte dei nostri poliziotti che continuo a ritenere l’eccellenza delle Forze di Polizia.
Avete rivendicato la necessità di un rilancio importante delle relazioni sindacali con il Provveditore, ci sono stati segnali tangibili?
Non sono certo noto per accondiscendenza con i vertici dell’Amministrazione e pretendo tantissimo da loro per il bene del personale esattamente nella stessa misura con cui pretendo tantissimo da me stesso nella mia attività lavorativa e sindacale.
Devo dire quindi che il Provveditore (il dottor Maurizio Veneziano, n.d.r.), ha risposto “presente” alle nostre rivendicazioni, ha sollecitato il Prefetto e l’assessore alla Sanità per l’istituzione dei posti di Polizia Penitenziaria negli aeroporti e negli ospedali, ha convocato le organizzazioni sindacali in prima battuta in videoconferenza per poi proseguire con riunioni “in presenza” per adeguare il protocollo di intesa regionale tra l’Amministrazione e le Organizzazioni Sindacali alle attuali esigenze operative al fine di garantire i diritti e le pari opportunità tra tutto il personale della Polizia Penitenziaria.
In tale ambito tutte le Organizzazioni Sindacali di categoria hanno proposto delle modifiche costruttive e fattibili per riconoscere soprattutto il lavoro più difficile e meno riconosciuto dei Poliziotti che lavorano nelle sezioni detentive. Abbiamo infatti proposto altre ai titoli previsti dai titolo di studio ed i corsi attinenti, punteggi aggiuntivi per chi negli ultimi 5 anni dall’emanazione di un interpello, per i servizi extra sezione, ha prestato servizio nelle sezioni detentive, un riconoscimento sacrosanto.
C’e’ una chiara volontà da parte di tutti i sindacati di premiare il merito e riconoscere chi si sta sacrificando per tenere a galla il sistema penitenziario che purtroppo continua a fare acqua da tutte le parti, ed e’ una volontà di intenti che fa ben sperare.
Il Provveditore si e’ messo a disposizione ma rimangono le difficoltà con i Direttori degli Istituti che avete più volte denunciato?
Attualmente dobbiamo riconoscere alle Direzioni particolare sensibilità nel recepire le sollecitazioni sindacali, caso emblematico l’approvazione del nuovo protocollo di intesa locale dell’Istituto di Cagliari Uta siglato in una sola riunione.
E’ subito poi arrivata la convocazione per adeguare il protocollo di intesa locale dell’Istituto di Sassari ed e’ in arrivo la convocazione per l’Istituto di Isili. Sono documenti che forniscono le linee guida sulla gestione del personale e favoriscono la fruizione dei diritti soggettivi di ogni poliziotto. Qualcosa finalmente si muove in Sardegna, senza dubbio per merito dell’azione incessante dei sindacati di categoria che a mio avviso stanno facendo un lavoro oscuro, a volte poco visibile ma quanto mai efficace.
Nel nostro ambiente e’ difficile ottenere anche risultati che all’esterno sembrano scontati, a titolo di esempio per ottenere dei prospetti per constatare se un piano ferie estivo sia stato predisposto con i criteri concordati dobbiamo arrivare allo scontro senza esclusione di colpi con alcune Direzioni, sembra surreale ma e’ la realtà dei fatti.
La Uil, ha particolari meriti sull’evoluzione positiva sulle relazioni sindacali e della ripartenza nella cosiddetta Fase 3?
L’impegno non e’ mai venuto meno, cosi’ non e’ mai venuto meno da parte delle altre Organizzazioni sindacali mi piace paragonare la Uil Polizia Penitenziaria della Sardegna al classico fuoriclasse sportivo che esprime genio e sregolatezza. Al nostro interno non mancano confronti anche dai toni particolarmente accesi quando trattiamo le dinamiche lavorative. Per analizzare e trovare delle ipotesi alternative al protocollo di intesa locale dell’Istituto di Cagliari Uta ho personalmente presenziato alle riunioni on line con i delegati locali che sono durate diversi giorni con orari improponibili, dopo aver prestato servizio in Istituto abbiamo infatti continuato le riunioni che in diverse occasioni sono terminate alle 2 di notte.
Dispiace a volte quindi sentire alcuni detrattori che etichettano i rappresentanti sindacali con epiteti negativi, spesso non si valuta che oltre al servizio da svolgere in un Istituto penitenziario, la giornata continua con l’attività sindacale che richiede impegno, serietà e impone il sacrificio della vita privata. La Uil Pa Polizia penitenziaria sarda sinora e’ stata capace di portare argomenti che spesso sono diversi e alimentano argomentazioni forti, ma sono tutti finalizzati al miglioramento delle attività lavorative dei nostri poliziotti.
Ancora proteste negli Istituti della Penisola dopo quella che avete definito “spettacolarizzazione” delle notifiche degli avvisi di garanzia, ci sono stati strascichi nella nostra Regione?
Tutti i sindacati della Sardegna hanno espresso solidarietà nei confronti del personale di Santa Maria Capua Vetere, abbiamo organizzato in forma di protesta anche l’astensione dalla mensa. Abbiamo assistito ai fatti che sembravano surreali, una forza di Polizia dello Stato deve essere rispettata e riteniamo ci siano altre modalità per comunicare degli avvisi di garanzia, non vogliamo polemizzare ulteriormente ma la Polizia Penitenziaria e’ un istituzione sana che può tranquillamente provvedere ad eseguire delle disposizioni della Procura autonomamente, come peraltro e’ già avvenuto in altre circostanze al nostro interno. Sarà ovviamente la Magistratura a stabilire la verità dei fatti ma confermiamo la nostra ferma contrarietà ai modi utilizzati e siamo convinti che la Giustizia saprà trionfare. In Sardegna finalmente qualcosa si muove, per ora ci prendiamo queste novità positive e non abbassiamo la guardia.