PHOTO
Federica Melis aka La Fed, 29 anni, cagliaritana d’adozione, con una grande passione per la musica elettronica e la cultura underground, è una delle poche dj donne in Sardegna.
Oggi spiega a SardegnaLive.net il suo punto di vista sul mondo del clubbing e sul perché le donne incontrano sempre più difficoltà nell’affermazione individuale e nell’inserimento in settori visti dai più come prettamente “maschili”. E’ cresciuta in un piccolo paesino della provincia di Oristano: “Mi ricordo che sin da piccola alternavo momenti di timidezza a esplosioni di esibizionismo e artisticità, sono sempre stata la parte ‘alternativa’ della famiglia. A 4 anni mi iscrissi a danza, passione che con grande costanza riuscirò poi a coltivare per ben 22 anni, e che non contenta mi teneva sempre impegnata tra rassegne, stage e concorsi. A 19 anni mi trasferii a Cagliari per motivi di studio, e quello che una piccola/grande città come la nostra ti può dare indusse un grande cambiamento dentro di me. Attualmente vivo a Cagliari che considero la mia casa, il mio porto sicuro e il mio punto di arrivo (so che parlare di ‘punto d’arrivo’ a 29 anni risulta bizzarro); amo questa città e quello che mi offre, non potrei vivere senza il mare”
ARTE E RIGORE. Da che io ricordi, la mia parte artistica e quella razionale sono sempre state in conflitto tra loro. Sono figlia di due genitori che hanno sempre messo al primo posto lo studio e il rigore, ma in realtà sono sempre stata una sognatrice tanto poco pratica. Studio per diventare un Ingegnere e amo le materie scientifiche, fisica e matematica in primis, ma non ho mai potuto prescindere dalla mia parte folle e irrazionale.
PASSIONE PER LA MUSICA. Iniziai ad interessarmi di musica elettronica una decina di anni fa. Allora le mie scelte cadevano su quello che poteva essere il panorama mainstream del momento, mi preoccupavo di ascoltare quello che ascoltavano un po’ tutti, le mie ricerche erano finalizzate all’ascolto superficiale dei pezzi che andavano in quel periodo. Negli anni successivi continuai, finchè un bel giorno mi resi conto che la cosa stava andando oltre perché non mi ricordavo più nemmeno di mangiare. Fino ai 25 anni, tuttavia, non mi era mai venuto in mente di mettere le mani su una console. Cosa si dice delle passioni ? Ah si, che si trasmettono. Che tu le vedi fare da un altro e decidi di farle anche tu. Ebbene, a me non è successo nulla di diverso. Nella tua vita entra qualcuno, che ama questo lavoro profondamente, visceralmente, come se fosse nato facendo questo e null’altro, tu lo osservi e riesci a percepire la forza magica che lo tiene vivo e lo terrà vivo per sempre e, dopo un po’, ti senti vivo anche tu.
Il motivo per cui ho impiegato così tanto tempo a decidere se fare o no quello che faccio, è il voler essere sicura che la vita che volevo vivere fosse la mia, e non quella di un altro. E quando non sei tu a scegliere la musica, ma è la musica a scegliere te, non puoi proprio tirarti indietro.
I GENERI. Negli ultimi anni ho affinato molto i miei gusti musicali (sebbene nulla si discrimini o demonizzi). Ho iniziato ad avere un’affinità particolare con la deep house, con i suoni profondi e lenti e i suoi pianoforti elettrici, i suoi richiami agli standard soul e jazz, e ho iniziato ad ascoltare artisti del calibro di Disciples, Claptone, Jazzyfunk, Vintage Culture, 16 Bit Lolitas, e con la tech house, più pungente e ritmata, da qui Croatia Squad, Sonny Fodera, Patrick Topping. Ultimamente ho avuto una svolta deep techno, prediligendo suoni più essenziali e minimali, ma amo anche la techno melodica che artisti eclettici, come ad esempio Kolsh, Solomun e Grazze portano alla luce in maniera impeccabile. Non amo particolarmente l’EDM o i generi da festival, ma concordo col fatto che tutta la musica sia piacevole se contestualizzata e collocata nel circuito più idoneo.
Credo che qui in Sardegna non siamo ancora tanto pronti per la musica elettronica underground; ci sono tante belle realtà ma c’è ancora bisogno di sperimentare e non etichettare un genere con le persone che vanno a sentirlo. Penso che la musica house dia una grande possibilità di condivisione e integrazione e dobbiamo essere aperti ad accoglierla, perché ci fa sentire parte di un qualcosa di più grande.
Rimpiango spesso di non essere nata negli anni ’80, e non avere potuto assistere alla nascita di questo incredibile genere. L’atmosfera di quegli anni mi è sempre stata descritta come magica e affascinante.
I MEZZI. Ormai il mondo è invaso dalla tecnologia e non si può prescindere da essa. Ciò implica delle semplificazioni per quanto riguarda la tecnica, ma io penso che si debba sempre guardare con positività al futuro. Idem per quanto riguarda la ricerca musicale: credo che attualmente Internet ci metta a disposizione un mare magnum di idee, e che non si possa più distinguere tra musica commerciale e non commerciale. Tutto è piattaforma, tutto è social, tutto è condivisione.
Ho iniziato col digitale anche io, da autodidatta; dopo qualche mese di pratica, però, ho avuto la necessità di tornare indietro ai cari e vecchi piatti, e capire davvero cosa volesse dire tenere in mano un disco in vinile. Non esiste digitale senza analogico, e nonostante secondo me non si debba essere eccessivamente nostalgici, credo che le basi non vadano mai ignorate. A questo proposito, ringrazio il mio guru Stefano Razzo per aver condiviso con me le sue conoscenze.
LA DONNA DEI CLUB NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO. Vedere dietro la consolle una donna, porta spesso a due reazioni differenti. La prima, che posso definire positiva, è sicuramente una certa curiosità; sappiamo che la figura della donna nel mondo dei club, e non parlo solo di djing, ma di management, organizzazione e comunicazione, non è tanto usuale, per questo motivo la freschezza che può portare in campo una figura femminile spesso destabilizza ma allo stesso tempo intriga. La seconda reazione, che definisco decisamente negativa, è pensare che se una donna si trova lì, non è per il suo talento e il suo carisma, ma per il suo aspetto fisico, la sua immagine. Questo è il motivo non solo del fatto che le donne nel panorama notturno ricoprono spesso e volentieri il ruolo di ragazze immagine (attenzione: lungi da me condannare le ragazze immagine), ma anche del fatto che purtroppo la scena musicale non è così aperta, e lo dimostra il dato che le figure maschili in questo contesto sono predominanti. Si tratta di una situazione che riflette poi in fondo la nostra società attuale, che nonostante stia attuando un cambiamento, a mio parere è ancora molto conservatrice e maschilista. Fortunatamente le donne che stanno scendendo in campo negli ultimi anni sono la prova del fatto che non c’è immagine che tenga, quando alla base c’è una preparazione solida e credibile. Meglio tardi che mai.
Per ascoltare i suoi set: soundcloud.com/la_fed.