Anime sensibili, abili artiste, menti raffinate, voci incantevoli, visionarie, sognatrici. Sono tante le donne sarde che nei secoli si sono distinte grazie al loro straordinario ingegno. Donne caparbie, coraggiose, capaci di credere in sé stesse e portare il proprio nome e quello dell'Isola in giro per il mondo. Non solo Eleonora d'Arborea e Grazia Deledda, icone senza tempo e popolarissime. Ecco le storie di alcune sarde che meritano a loro volta di essere ricordate.

NINETTA BARTOLI, LA PRIMA SINDACA D’ITALIA

Nata nel 1896 a Borutta (Sassari) da una famiglia benestante. Dedicatasi agli studi, fin da giovane sviluppa una forte coscienza civica impegnandosi per affermare il valore del ruolo della donna nella società. Nel 1946, appena un anno dopo l’introduzione del suffragio universale in Italia, viene eletta sindaca con l’89% delle preferenze divenendo la prima sindaca donna del Paese. Nel giorno della sua investitura, posa per la foto di rito indossando l’abito tradizionale.

In veste di prima cittadina, Ninetta Bartoli si impegna per il sociale e sfrutta le sue conoscenze per elevare la qualità della vita dei propri concittadini. Porta a Borutta l’acquedotto, il sistema fognario e l’energia elettrica. Fa edificare le case popolari, la scuola e l’asilo, garantendo nuovi posti di lavoro destinati alle donne. Fa costruire il cimitero e la casa di riposo, promuovendo la fondazione di una cooperativa per la raccolta del latte e la produzione dei formaggi che sarà la prima latteria sociale del Mejlogu. 

 

CARMEN MELIS, PROFESSIONE SOPRANO

Carmen Melis nacque a Cagliari nel 1895. Dopo aver studiato canto, debuttò in scena come soprano nel 1905 a Novara con Iris di Pietro Mascagni. Il 26 gennaio 1907 fu la prima interprete del Thaïs di Jules Massenet, rappresentata all'Opera di Roma; a marzo vestì i panni si Mimì nella celebre Bohème di Giacomo Puccini diretta da Rodolfo Ferrari sempre a Roma; nello stesso anno cantò in Russia ed in Polonia. Nel 1908 a Roma fu Desdemona nell'Otello diretta da Leopoldo Mugnone; alla Fenice di Venezia la prima Thaïs con Kaschmann; ed ancora a Roma Madama Butterfly e Tosca.

Nel 1909 debuttò in America con Tosca al Manhattan Center di New York. La sua carriera oltreoceano continuò a Philadelphia, Boston e Chicago. A partire dal 1912 si esibì anche in altri importanti teatri della scena internazionale, tra i quali l'Opera di Parigi, il Covent Garden di Londra e il Teatro Colón di Buenos Aires. Poi tornò in Italia andando in scena a Cagliari, Sassari, Genova, alla Scala di Milano ed alla Fenice. Si ritirò nel 1933, dopo ventotto anni di carriera, interpretando a Genova La fanciulla del West. Successivamente insegnò al Conservatorio “Gioachino Rossini” di Pesaro, al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano e a Como. Morì a Longone al Segrino nel 1967, ad 82 anni.

 

ADELASIA COCCO. PRIMA DONNA MEDICO CONDOTTO IN ITALIA

Adelasia Cocco nacque a Sassari nel 1885. Nel 1913 divenne la seconda donna sarda a laurearsi in medicina prima di mettere a segno due storici record: fu il primo medico condotto donna d’Italia e la prima donna sarda a prendere la patente.

E pensare che nel 1914, quando fece richiesta al Comune di Nuoro di diventare medico condotto, il prefetto respinse inizialmente una richiesta così insolita per una donna. Furono i consiglieri comunali ad affidarle comunque l’incarico. Curò la popolazione del vecchio rione di Seuna, dove i pazienti riconobbero presto il suo valore. Da allora in poi svolse una appassionata attività di educazione sanitaria in qualità di Ufficiale sanitario a Nuoro e di direttrice dell'Istituto provinciale di Igiene e Profilassi. Morì nel capoluogo barbaricino a 98 anni nel 1983.

 

EDINA ALTARA, L’ARTISTA CHE INCANTO’ VITTORIO EMANUELE

Nata a Sassari nel 1898, Edina Altara è stata pittrice, illustratrice, decoratrice e ceramista. Fin da giovane si lascia affascinare dall’arte, incoraggiata dal pittore sassarese Giuseppe Biasi, amico di famiglia. A soli diciotto anni, nel 1917, espone alcune sue creazioni alla mostra della Società degli Amici dell'Arte di Torino, dove il re Vittorio Emanuele III si lascia incantare dal suo stile e acquista il collage Nella terra degli intrepidi sardi, ora esposto al Quirinale.

Tra le attività più note di Edina Altara c'è quella della produzione ceramica, alla quale si dedica a partire dagli anni ’30. Edina crea disegni unici che vengono applicati su meravigliosi piatti, piattini e mattonelle. Altara si dedica anche alla moda e alla decorazione, aprendo nella propria casa di Milano un raffinato atelier. Nel corso della sua carriera ha illustrato una trentina di libri per ragazzi e ha collaborato con numerose riviste e periodici. E’ morta a Lanusei nel 1983.

 

MARIA CARTA, LA VOCE DI UN’ISOLA

La cantautrice Maria Carta nacque a Siligo nel 1934. Nel 1957, a 23 anni, vinse il concorso di bellezza Miss Sardegna e partecipò al concorso nazionale di Miss Italia. Negli anni ’60 visse a Roma, dove conobbe lo sceneggiatore Salvatore Laurani, che poi sposò. Frequentò il Centro Nazionale di Studi di Musica Popolare portando avanti un percorso di ricerca musicale ed etnografica. Nel 1971 realizzò gli album “Sardegna canta” e “Paradiso in re”. Lo stesso anno venne trasmesso dalla Rai il documentario “Incontro con Maria Carta”. Nel 1972 recitò al Teatro Argentina a Roma nella Medea di Franco Enriquez. Nello stesso anno tenne un concerto al Teatro Sistina con Amália Rodrigues.

Nel 1974 partecipò a Canzonissima, interpretando il brano Deus ti salvet Maria. Arrivata in finale, si classificò seconda nel girone della musica folk con il brano Amore disisperadu. Nel 1975 tenne un concerto al Teatro Bol'šoj di Mosca. Nel 1976 venne eletta con il Partito Comunista Italiano nel consiglio comunale di Roma dove rimase in carica fino al 1981. In  carriera si dedicò anche al cinema, facendo parte del cast di Il padrino - Parte II di Coppola e di Gesù di Nazareth di Zeffirelli. Nel 1987 si esibì nella cattedrale di San Patrick a New York e nel 1988 nella cattedrale di St. Mary a San Francisco. Tenne il suo ultimo concerto a Tolosa (Francia) nel giugno 1993. Malata da tempo, morì nella sua casa di Roma all'età di 60 anni.

 

MARIA LAI, LA SIGNORA DEL TELAIO

Maria Lai nacque in Ogliastra, a Ulassai, nel 1899. Di salute cagionevole, durante l'infanzia non poté frequentare con regolarità le scuole elementari e, nel completo isolamento, scoprì l'attitudine per il disegno realizzando forme sulle pareti usando i carboni del camino. Dopo gli studi a Cagliari, nel 1939 si iscrisse al Liceo artistico “Ripetta” di Roma, dove conobbe maestri di pittura come Angelo Prini e Marino Mazzacurati. Dal 1943 al 1945 frequentò l'Accademia di Belle Arti di Venezia prima di rientrare nell’Isola. Qui ristabilì i contatti avuti in precedenza con Salvatore Cambosu e conobbe Foiso Fois e Giuseppe Dessì.

Nel 1957 tenne la sua prima personale a Roma aprendo poi un piccolo studio d'arte dove mise a frutto coi suoi lavori al telaio l’osservazione delle correnti emergenti contemporanee, il confronto coi colleghi più illustri, le tradizioni, i miti e le leggende della sua terra natia.

Nel 1978 approdò alla Biennale di Venezia. Nel 1981 propose a Ulassai un evento denominato "Legarsi alla montagna". Reinterpretando una leggenda legata a un incidente avvenuto nell’800, unì con un filo celeste lungo 27 km le case del paese e il soprastante monte Gedili. Nel medesimo paese prese corpo il Museo a cielo aperto, poi intitolato all’artista, alla realizzazione del quale parteciparono diversi artisti fra cui Costantino Nivola. Dagli anni '90 il suo lavoro fu sempre più apprezzato a livello internazionale. Nel 2006, Maria Lai inaugurò a Ulassai il Museo Stazione dell'arte, dove sono raccolti circa 140 pezzi della Lai. E' morta nel 2013. Suoi lavori sono oggi conservati a Palazzo Grassi (Venezia), Palazzo Mirto (Palermo), Villa Borghese e Montecitorio (Roma).

 

EMANUELA LOI, EROINA MODERNA

Emanuela Loi nacque a Cagliari nel 1967. E' stata un'agente di Polizia italiana, morta a Palermo nel 1992 nella cosiddetta Strage di via D'Amelio, l'attentato di Cosa Nostra contro il giudice antimafia Paolo Borsellino. Fu fra le prime donne poliziotto adibite in Italia al servizio scorte, nonché la prima agente donna della Polizia di Stato a restare uccisa in servizio. Il 5 agosto 1992, con provvedimento postumo, le è stata conferita la Medaglia d'oro al valor civile per la dedizione e il coraggio espressi nel servizio, fino al sacrificio della propria vita.

Dopo aver conseguito il diploma magistrale, entrò nella Polizia di Stato nel 1989. Fu trasferita a Palermo due anni dopo, dove le vennero affidati i piantonamenti a Villa Pajno (casa dell'onorevole Sergio Mattarella), la scorta alla senatrice Pina Maisano Grassi e il piantonamento del boss Francesco Madonia. Nel giugno del 1992 venne affidata al magistrato Paolo Borsellino. Emanuela, anche dopo la strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie e la scorta, non mostrò timore nel proseguire il servizio a fianco a Borsellino compiendo il proprio sacrificio nel nome del grande ideale che la animava.