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È in corso a Venezia la 79^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, organizzata dalla Biennale e diretta da Alberto Barbera. Si svolge al Lido di Venezia dal 31 agosto al 10 settembre 2022.
Nel 1961, alla 22^ Mostra, fu presentato in concorso il film di Vittorio De Seta “Banditi a Orgosolo”. Venne premiato come Miglior Opera Prima al Festival e nel 1962 vinse il Nastro d'argento per la fotografia in bianco e nero. Fu anche nominato per il Leone d'oro.
Il film fu girato in Barbagia, nel cuore della Sardegna agli inizi degli anni Sessanta.
Martin Scorsese, molti anni dopo l'uscita, parlò così del film e raccontò: “Avevo sentito parlare dei documentari di De Seta come accade per i luoghi leggendari: qualcuno doveva averli visti in un modo o nell’altro, ma nessuno si ricordava chi, dove o quando. De Seta stesso era una figura leggendaria e misteriosa. Aveva realizzato solo tre film negli anni Sessanta (il primo dei quali, “Banditi a Orgosolo”, un capolavoro indiscusso) per poi scivolare, insieme ai suoi film, in una sorta di oblio. Ricordo distintamente di aver assistito alla proiezione di “Banditi” al New York Film Festival all’inizio degli anni Sessanta. Uno dei film più insoliti e straordinari che avessi mai visto. La storia è semplice: un pastore, ingiustamente accusato di un crimine che non ha commesso è braccato in un paesaggio arido e silenzioso. Il suo gregge muore di fame e lui, ormai ridotto alla miseria, è costretto a diventare un bandito. Ma il film è anche la storia di un’isola e della sua gente. Ambientato sulle montagne della Barbagia, in Sardegna, il film rivela un mondo arcaico, incontaminato, dove la gente si esprime in un dialetto antico e vive secondo le regole di una volta, considerando il mondo moderno estraneo e ostile. In loro, De Seta riscopre le vestigia di una società antica attraverso la quale risplende una nobiltà perduta. Lo stile del film mi colpì profondamente. Il neorealismo era stato condotto su un altro livello, in cui il regista partecipava completamente alla narrazione, in cui la linea di demarcazione tra forma e contenuto era stata annullata e in cui erano gli eventi a dettare la forma. Il senso del ritmo di De Seta, il suo uso della macchina da presa, la sua straordinaria abilità nel fondere i personaggi con l’ambiente circostante, furono per me una completa rivelazione. De Seta era un antropologo che si esprimeva con la voce di un poeta”.
(Testo scritto appositamente per la Cineteca del Comune di Bologna in occasione della presentazione alla Mostra d'arte cinematografica di Venezia 2005 di “Banditi a Orgosolo”, versione restaurata dalla Cineteca di Bologna-Laboratorio L’Immagine Ritrovata.)