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Le ricchezze della terra e la varietà dei prodotti fanno della Sardegna un’isola dall’immensa tradizione culinaria. Una delle tante prelibatezze tipiche del territorio è il fico d’India, chiamato in sardo Figu Morisca, pianta nativa del Messico ma diffusasi e ben adattatasi al clima isolano. Proprio il clima favorisce la crescita di fichi d’India, che grazie alla loro specificità risultano particolarmente gustosi, tendenzialmente più dolci rispetto a quelli di altre regioni. Fioriscono nel periodo che va da aprile a giugno e hanno una forte resistenza alla siccità.
I fichi d’India possono dare frutti anche tutto l’anno, che possono essere consumati freschi o in confetture, e in un ettaro di coltivazione sono capaci di conservare nelle loro pale fino a 180 tonnellate di acqua. Questa pianta possiede tantissime proprietà: dall’efficacia nella cura del diabete al controllo del tasso di colesterolo nel sangue, passando per il trattamento del sovrappeso, dei disturbi gastrointestinali e delle malattie cutanee. Il succo estratto dai frutti è diuretico e lassativo. Le foglie sono fonte di fibra, di vitamine (A, B1, B2, B3 e C) e di minerali.
PRODUZIONE DEL LIQUORE. È proprio dal Figu Morisca che si produce l’omonimo liquore, uno dei più singolari e apprezzati della Sardegna. Il procedimento di preparazione è molto simile a quello dei liquori per infusione, a differenza del fatto che, rispetto ad alcuni altri (come ad esempio il limoncino), non viene utilizzata la buccia ma bensì la polpa vera e propria. Questa operazione favorisce l’esaltazione delle proprietà del frutto: la polpa, tagliata a spicchi, viene fatta macerare nell’alcol per circa una settimana. In virtù di questo processo il succo viene assorbiti dall’alcol, che ne assume colore e sapori.
In un secondo momento viene filtrato due volte e mischiato con lo sciroppo (ottenuto facendo bollire una soluzione di acqua e zucchero), per poi essere lasciato a riposare in frigo qualche giorno. Essendo un frutto particolarmente dolce, è importante far sì che il gusto nel liquore non diventi troppo intenso. Il colore può variare in base ai fichi utilizzati, che possono essere rossi o gialli. Per la produzione va utilizzato l’alcol alimentare al 95%, in quanto il liquore non è frutto di fermentazione, e per la realizzazione di un eccellente Figu Morisca è consigliabile servirsi appunto dei fichi d’India sardi.
CONSUMAZIONE E ABBINAMENTI. Come già detto, il Figu Morisca va preferibilmente consumato fresco – ma non ghiacciato, per non inibire il suo potenziale gusto-olfattivo – sia come aperitivo che come digestivo a fine pasto, accompagnato magari da assaggi di frutta secca e disidratata (fichi secchi, datteri o simili). Si sposa bene con alcuni dolci tradizionali, come i papassini o gli amaretti, e anche col gelato o con la macedonia di frutta. A Pula, ad esempio, vengono preparati i babà in vasocottura aromatizzati ai liquori. Fra questi anche quello al Figu Morisca, che, imbevuto nel liquore di fico d’India, grazie alla particolare tecnica rimane morbido e conserva tutti i profumi e sapori.
UN FRUTTO SPECIALE. Per la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, i fichi d’India sono il cibo del futuro, resistenti alle variazioni climatiche e alla desertificazione. Coltivando queste piante “umili” si potrebbero sfamare milioni di persone nelle aree più povere e aride del pianeta, e dalle stesse si possono ricavare ottimi mangimi per gli animali da allevamento. Proprio in uno studio della FAO, chiamato “Crop Ecology, Cultivation and Uses of Cactus Pear”, vengono indicati tutti i vantaggi dei fichi d’India.
La coltivazione del fico d’India vanta un mercato di nicchia, piuttosto gettonato, poiché oltre al consumo del frutto, le foglie giovani e i germogli possono essere usati per frittate, zuppe, insalate e altro ancora. Presenza costante delle campagne sarde, il Figu Morisca rappresenta un prodotto versatile ed eccezionale, il cui liquore rievoca alla mente profumi e sapori del mondo agropastorale isolano, rallegrando i sensi e deliziando i palati.