Sarebbe morto per un'overdose, poi gli amici che gli avevano venduto la droga avrebbero orchestrato una messinscena per simulare un suicidio. Ne è convinto il sostituto procuratore del tribunale di Cagliari, Danilo Tronci, che ha iscritto sul registro degli indagati altre sette persone nell'ambito dell'inchiesta sul decesso di Sebastian Casula, il 39enne di Carbonia scomparso l'11 luglio 2012 e trovato impiccato a un albero, tre giorni dopo, nella pineta di Monte Leone.

Tutti e sette sono accusati di favoreggiamento, mentre al primo indagato, finito nel mirino nel maggio scorso e indicato come lo spacciatore della dose letale, la Procura contestata la morte in conseguenza di altro reato. La svolta si è appresa in occasione degli accertamenti tecnici irrepetibili avviati dai carabinieri del Ris di Cagliari su disposizione del pm.

A non credere da subito all'ipotesi del suicidio è stata la famiglia di Casula: con l'avvocato Gianfranco Piscitelli e l'associazione Penelope aveva chiesto a più riprese che si approfondissero le indagini. Nei laboratori del Ris di Cagliari, gli specialisti scientifici dell'Arma hanno iniziato ad analizzare i reperti raccolti sul corpo del giovane e nel luogo del ritrovamento.

Si è così appreso che l'indagine si è allargata a macchia d'olio con la scoperta - secondo la Procura - della rete di connivenze e delle persone che avrebbero aiutato lo spacciatore ad occultare le prove dell'overdose mortale e a simulare il suicidio. Gli accertamenti proseguiranno ancora nei prossimi giorni.