Nuovo rinvio nel processo per il finto suicidio di Sebastian Casula, il 39enne di Carbonia ritrovato morto nell’estate del 2017. Per indisponibilità del medico che eseguì l'autopsia sui poveri resti dell’uomo, il dottor Roberto De Montis, l'udienza odierna tenutasi davanti alla dott.ssa Angioni della 1^ Sezione Penale del Tribunale di Cagliari è stata rinviata al prossimo 15 marzo.

In aula erano presenti l’avvocato Michela Zanda per l'unico imputato e l'avvocato Gianfrancesco Piscitelli per i familiari costituiti parti civili.

“Non so più cosa dire alla povera madre Francesca che si sta consumando giorno dopo giorno in attesa di verità e giustizia per il figlio – ha commentato l’avvocato Piscitelli – tortura che si ripete quotidianamente quando, aprendo al mattino la finestra della sua camera, vede il monte dove hanno fatto trovare i poveri resti del figlio con una macabra sceneggiatura di finto suicidio. Tutti questi rinvii sono ingiustificati e si rischia la prescrizione e conseguente impunità”.

Il processo vede come imputato Paolo Secci, 65enne concittadino della vittima. Secondo la ricostruzione l'uomo avrebbe fornito all'amico la dose di droga fatale, tenendo nascosto successivamente in casa il corpo privo di vita. Settimane dopo avrebbe inscenato il suicidio per impiccagione. Le accuse sono molteplici: spaccio di stupefacenti, morte come conseguenza di altro delitto, occultamento di cadavere e vilipendio del corpo di Sebastian Casula.

“Non può essere l'unico, nel modo più assoluto – aveva dichiarato a Sardegna Live la madre di Sebastian - Ha fatto tutto da solo? Come può? Caricare il corpo e la bici e trasportarli sino a quella montagna che mi trovo davanti a casa e che non mi lascia vivere, e poi inscenare il suicidio: non può essere stata un'unica persona”.