“Facciamo nostre le parole del Vice presidente Anci per dire che anche qui in Sardegna - dove i paesi sotto i 5mila abitanti sono una larga maggioranza, e dove qualcuno ha salutato con vivo entusiasmo l'approvazione della Legge sui piccoli Comuni - la nuova normativa non risolverà nessuno dei grandi problemi dei comuni sardi”.

Sono queste le parole di Maurizio Cadau, Vice Sindaco di Belvì, e di Marco Porcu, Capogruppo Fdi-An del Comune di Serri, in merito al disegno di legge approvato in Senato per favorire i piccoli Comuni. Il Ddl dovrebbe promuovere e favorire uno sviluppo economico sostenibile e la crescita sociale, ambientale e culturale dei piccoli paesi, sotto i 5 mila abitanti.

Maurizio Cadau, Vice Sindaco di Belvì, è totalmente convinto.

“Non è giusto far credere che la legge recentemente approvata rappresenti la soluzione alle tantissime problematiche che i piccoli paesi si trovano ad affrontare quotidianamente, in particolare il taglio dei servizi essenziali (scuole, banche, ospedali). Pensiamo, invece, che sia molto meglio attuare una volta per tutte le leggi già esistenti sulla montagna, prevedendo, finalmente, il definitivo trasferimento delle competenze sulla sanità, sugli enti pubblici e su tutti gli altri servizi essenziali. I 2500 euro all'anno che spettano ad ogni comune rappresentano un’elemosina. Sarebbe meglio restituirli al mittente, sperando che possano essere utilizzati invece per attuare politiche che consentano alle piccole comunità di sopravvivere e combattere lo spopolamento che oggi ha raggiunto numeri allarmanti. Dobbiamo puntare su strade - conclude Cadau - infrastrutture e detassazione per chi vive nei piccoli comuni”.

Il Sindaco di Pergola e Vicepresindente nazionale Anci, ad agosto in visita a Belvì insieme al leader di Fdi-An Giorgia Meloni, ha bocciato la nuova legge e rilanciato con altre proposte condivise da tanti amministratori.

"I toni trionfalistici del governo per l'approvazione del cosiddetto piano di tutela dei piccoli comuni lasciano perplessi. Non bisogna essere laureati in scienze matematiche per capire che 100 milioni di euro, ripartiti fra i 5.591 comuni sotto i 5.000 abitanti da suddividere in 7 anni, corrispondano mediamente a circa 2.500 euro l'anno a comune, ovvero a meno della cifra che il governo spende in un mese per mantenere tre sedicenti richiedenti asilo, ospitati dalle cooperative che si occupano dell'accoglienza".
"Un’elemosina, quella destinata ai piccoli comuni, spacciata per investimento che investimento non è, poiché non risolve nessuno dei problemi di cui soffrono i Comuni e i territori, come l’assenza di sviluppo strutturale, la mancanza di fondi per servizi sociali e promozione culturale - spiega il sindaco Baldelli - Insomma, una mancia elettorale spacciata per grande conquista, forse utile a rivendicare meriti inesistenti di fronte ai cittadini in vista della imminente campagna elettorale ma non ad altro, se si pensa ai miliardi di euro di tagli imposti, in questi anni, dai governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. Gravi tagli che sindaci e amministrazioni locali hanno dovuto fronteggiare senza possibilità di reale dialogo con l'esecutivo.

Anche da Serri, dal gruppo di Fdi-An arriva una dura critica: “Piuttosto che approvare leggi che rappresentano solo uno specchietto per le allodole, il Parlamento lavori per consentire ai Comuni di investire le risorse bloccate da vincoli di bilancio inutili e assurdi, utili solo a frenare lo sviluppo delle comunità locali.