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Sono divenute virali sui social le immagini della vigna di Assolo costellata da tanti piccoli fuocherelli nella notte fra il 6 e il 7 maggio. Non era l'inizio della stagione dei roghi, ma un metodo tipicamente francese attuato per proteggere le piante quanto la colonnina di mercurio crolla a picco e il gelo mette in serio pericolo la produzione del vino danneggiando le viti coltivate con cura nel corso dell'anno.
Così le colline della Marmilla hanno ricordato per una notte quelle del Veneto, e i vitigni francesi della Loira e della Borgogna, dove è particolarmente diffusa l'abitudine di accendere piccoli fuochi tra i filari per innalzare le temperature impedendo al freddo di rovinare il raccolto.
Ad importare nell'Isola questo metodo sorprendentemente efficace è stato Emanuele Perra, 29 anni, studente presso la facoltà di Tecnologie Viticole Enologiche a Oristano. “I fuochi fra le viti in Sardegna oggi sembrano una novità – racconta Emanuele –. Si usa accenderli principalmente in Francia e nei giorni scorsi è stato fatto anche in Veneto, ma in realtà non mancano testimonianze da parte degli anziani sardi. In passato, infatti, questa era una pratica diffusa anche nella nostra Isola”.
Fra i terreni seguiti da Emanuele Perra, alcuni dei quali presi in affitto da anziani di Assolo che non riescono più a seguirli per ragioni di età, ce n'è uno a cui è particolarmente legato: "un impianto di un ettaro del 1919 in località Baufigu. Quest'anno ha compiuto un secolo – racconta –. Era di mio bisnonno”.
Il giovane viticoltore ha grandi progetti: “Per ora ci siamo dedicati alla produzione familiare ma ho in mente l'imbottigliamento. In realtà l'avrei già dovuto fare ma ho dovuto rimandare proprio a causa delle condizioni climatiche avverse che negli scorsi anni hanno decimato la produzione. Nel 2017 fu colpa del gelo e successivamente la siccità. Nel 2018 la troppa pioggia ha creato le condizioni ideali per il manifestarsi delle malattie crittogamiche. I vigneti secolari – spiega Perra – sono difficilmente meccanizzabili e il rischio è più alto”.
I cambiamenti climatici sono un problema difficile da affrontare per chi si misura con simili realtà. I viticoltori devono costantemente adattarsi e innovare i loro metodi di lavoro per far fronte agli imprevisti delle stagioni che si susseguono. Per questo Emanuele ha scelto di iscriversi “in ritardo” presso la facoltà oristanese in maniera tale da trasformare la passione in professione.
“Per ritrovare il microclima che 100 anni fa era proprio della vigna di famiglia – racconta Emanuele –, bisogna spostarsi oggi circa 200 metri più in alto. Ovviamente è difficile abbandonare il terreno storico di mio bisnonno, curato poi da nonno e dai miei zii. Ci sono cresciuto e farò il possibile per preservarlo e difenderlo”.
Proprio in quest’ottica nasce l’idea di accendere una serie di fuochi di frasche, paglia e legna all’inizio dei filari e fuochi più piccoli negli interfila (tra un filare e l'altro). “L’ho fatto nella notte più a rischio con la preziosa collaborazione dei miei amici. Mi hanno aiutato tanto anche le informazioni di Dario Secci, di Sardegna Clima ONLUS. Ero in contatto continuo con lui che, grazie ai dati forniti dalle stazioni meteo, monitora le condizioni climatiche nel territorio. È stato lui ad avvisarmi dell'imminente pericolo. Senza il suo aiuto sarebbe stato difficile intervenire tempestivamente”.
Per Emanuele c’è un altro grande ostacolo da superare oltre ai cambiamenti climatici: la burocrazia. “Sono in attesa di un finanziamento regionale (PSR) da circa 2 anni e mezzo. Non nego che mi sento vittima della burocrazia regionale che dopo così tanto tempo non mi ha ancora dato alcuna risposta in merito. Nel frattempo hanno preteso che mi iscrivessi, aprissi partita Iva e mi hanno messo nelle condizioni di dover spendere ingenti somme di denaro per sostenere l'attività agricola".
"Sto portato avanti l'azienda senza i mezzi adatti – prosegue –, lavorando molto a mano in attesa di questo finanziamento che mi dovrebbe aiutare a innovare e portare avanti un lavoro sostenibile. Finché non si sbloccheranno queste pratiche sono in seria difficoltà e talvolta, con non poco dispiacere, temo di dover rinunciare al mio sogno di raccontare una storia e un territorio attraverso il vino. Il territorio dell'Alta Marmilla, dove hanno sede le profonde radici di queste viti secolari ma anche, e soprattutto, le mie radici”.