"I soldi dei sardi utilizzati per pagare Eni, E.On e Sardinia Gold Mining. Niente bonifiche con la complicità di Stato e Regione".

Mauro Pili riparte dall'ex miniera dell'oro di Furtei, dal "lago di cianuro", per riportare all'attenzione una delle sue battaglie. Il deputato ex Pdl e candidato presidente del Popolo Sardo ieri pomeriggio ha rivestito i panni del giornalista, per un nuovo blitz, insieme ad un gruppo di militanti, all'interno del lago dei veleni nelle campagne tra Guasila e Furtei, nel Medio Campidano. Obiettivo: denunciarne lo scempio ambientale e indicare i responsabili.

Tutto poi puntualmente documentato e trasmesso in diretta su Unidos tv, la televisione del movimento da lui fondato visibile sul web. Una vera e propria campagna di denuncia con tanto di cartello con la scritta: "Chi inquina deve pagare".

"Ci sono troppe connivenze e soprattutto tante negligenze", ha sottolineato il leader di Unidos. E annuncia: "Faremo una grande causa di risarcimento contro lo Stato, contro Eni e tutti quei soggetti che hanno inquinato la Sardegna e poi sono scappati". Non manca una stoccata a Ugo Cappellacci, il presidente uscente. "Uscente di sicuro - ironizza - Questo luogo nel cuore del Medio Campidano è il simbolo della Sardegna violentata e devastata da una classe politica incapace di difenderla".

Il candidato ha ripercorso la vicenda: "L'estrazione dell'oro è cominciata nel 2006 e portata a compimento nel 2009 con un fallimento annunciato - rincara la dose - In questi anni abbiamo assistito al presidente della Regione che, dopo essere stato a capo della società di Sardinia Gold Mining, ha finanziato con i soldi dei sardi le bonifiche di quell'area dopo la fuga di canadesi e australiani. Bonifiche di fatto mai avviate e concluse. Soldi dei sardi per pagare le malefatte di questi violentatori dell'ambiente".