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Nei giorni scorsi, la Procura della repubblica di Lanusei, nell'ambito dell'attività investigativa scaturita dal furto delle provette dai locali del parco genetico dell’Ogliastra, a Perdasdefogu, ha emesso l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 21 persone indagate a vario titolo per i reati di furto, peculato, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, nonché illecita trattazione dei dati sensibili.
L'attività investigativa era iniziata nell'agosto del 2016, immediatamente dopo la denuncia di furto da parte di una dipendente di Genos che aveva permesso agli inquirenti, il 14 settembre 2016, di rinvenire quanto trafugato presso i laboratori della clinica oculistica della A.O.U. di Cagliari – presidio del San Giovanni di Dio. A causa della complessità del caso, fanno sapere i Carabinieri, dovuto soprattutto alle pregresse vicende giudiziarie delle società che vantavano diritti di possesso sul prezioso materiale biologico, nonché alla complessità della materia trattata in ordine alla tutela dei dati sensibili, la Procura della repubblica di Lanusei aveva disposto il sequestro dei locali del parco Genos e di alcuni uffici della ex Shar.dna di Pula, entrambi contenenti materiale documentale ed informatico.
Nel corso dei primi serrati ed accurati accertamenti, i carabinieri del N.O.R.M. della compagnia di Jerzu avevano segnalato all'autorità giudiziaria 61 persone ritenute responsabili a vario titolo dei predetti reati.
Per 40 di essi la posizione penale era stata successivamente archiviata per sopraggiunta prescrizione dei reati, dovuta alla decorrenza dei termini dalla loro commissione.
Le condotte illecite ravvisate sono differenti per i 21 indagati, hanno specificato i Carabinieri, i quali sottolineano che dovrà rispondere del reato di furto il professor Mario Pirastu, poiché in concorso con una sua collaboratrice, Simona Vaccargiu, si era impossessato delle provette contenenti materiale biologico, sottraendole dalla struttura del parco genetico dell’Ogliastra, e dei reati previsti agli artt. 167, 169 c.1 e 170 del decreto legislativo nr. 196 del 30.06.2003, commessi in qualità di presidente del consiglio di amministrazione di Genos dal 19 maggio del 2000 al 20 giugno del 2011 e di consigliere di Shardna dal 20 settembre del 2000 al 9 dicembre del 2009: per aver autorizzato il trattamento di dati ottenuti illecitamente dai Comuni che avevano partecipato alla ricerca, a lungo conservati presso la sede di Genos per la realizzazione di un database genealogico della popolazione, in seguito trasferiti ad altre società di privati (Shar.dna prima e Tiziana Life Sciences dopo l’acquisizione della fallita Shar.dna) e non aver adottato presso la sede della società Genos consortile ARL idonee cautele per la sicurezza e la custodia dei dati genetici raccolti.
Il prof. Maurizio Fossarello, primario presso la clinica oculistica A.O.U., dovrà rispondere dell'art. 314 c.p. (peculato), per aver concesso degli ambienti della clinica oculistica da adibire a laboratorio, a titolo di amicizia e in assenza di una convenzione specifica tra l'azienda ospedaliera universitaria e il C.N.R., a uso e consumo del prof. Pirastu.
I presidenti e consiglieri del consiglio di amministrazione della società Genos (Valter Vittorio Mura, Maurizio Caddeo, Franco Tegas, Mariano Carta, Piergiorgio Lorrai, Ercole Periono) sono indagati per per aver illecitamente trattato dati personali, avendo omesso di adottare le misure minime previste dall’art. 33 del d.lgs 196/2003 e di osservare i provvedimenti del garante di cui al punto 4.3 dell'autorizzazione n. 8/2014. in particolare, autorizzavano il trattamento di dati ottenuti illecitamente dai comuni che avevano partecipato alla ricerca, a lungo conservati presso la sede di Genos per la realizzazione di un database genealogico della popolazione, in seguito trasferiti ad altre società di privati (Shar.dna prima e Tiziana Life Sciences dopo) presso la sede della società Genos non adottavano idonee cautele per la sicurezza e la custodia dei dati genetici e per aver omesso di adottare le misure minime previste dall’art. 33 del d.lgs 196/2003.
L'amministratore unico di Longevia dal 5.07.2016, dott. Tiziano Lazzaretti, è iscritto nel registro degli indagati per aver omesso di effettuare la prescritta notificazione al garante della privacy ed aver trattato dati personali consistenti in un database contenente dati genealogici e clinici della popolazione, comprensivo anche di persone che non avevano prestato alcun consenso.
I presidenti e i consiglieri della Shar.dna (Angelini Barbara, Longo Alessandro, Santoro Gianluca Roberto, Squinzi Maurizia, Valsecchi Mario, Galletta Gian Luigi), sono indagati solamente per i reati previsti dagli artt. 167 e 170 del decreto legislativo nr. 196 del 30.06.2003.
A seguito degli accertamenti scaturiti dai sequestri dello scorso 29 gennaio 2018 presso l’istituto di Genetica e Biomedica di Sassari e la sede del C.N.R. di Roma, venivano iscritti nel registro degli indagati anche i presidenti pro tempore del C.N.R. dal 2011 ad oggi (Maiani Luciano, Profumo Francesco e Inguscio Massimo) e il direttore dell’istituto di Genetica e Biomedica del CNR di Cagliari (Cucca Francesco) per il reato di cui all'art. 167 del d.lgs n.196 del 30.06.2003 per aver, in qualità della carica ricoperta, illecitamente trattato dati personali, consistenti in un database contenente dati genealogici e clinici della popolazione, comprensivo anche di persone che non avevano prestato alcun consenso.
Renato Macciotta, curatore fallimentare della societa' Shar.dna, a seguito dell'esame della documentazione sequestrata, è stato iscritto tra gli indagati per i reati degli artt. 476 (falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici) e 361 c.p. (omessa denuncia di reato da parte di p.u.).