Non s'intravede una prospettiva serena né un paracadute per i dipendenti Tiscali e neppure una garanzia sui futuri investimenti, per non dire una chiara traiettoria industriale dell'azienda: è così che Cgil e Slc regionali interpretano, per ora, l’accordo commerciale Tiscali-Fastweb, che prevede la cessione  delle frequenze, appena ottenute in concessione da Tiscali sino al 2029, insieme con 836 torri e 34 addetti. 

Un accordo sul quale i sindacati chiederanno più chiarezza e garanzie il 5 settembre, quando si svolgerà l’incontro al Mise: “Confidiamo anche che il Governo, che sembra attento al tema delle concessioni, si faccia garante dei riflessi sociali sul territorio, oltre che degli interessi industriali”, hanno detto segretari regionali Cgil e Slc Michele Carrus e Roberto Camarra. Secondo la Cgil “l’operazione appare  fortemente sbilanciata in favore degli interessi degli azionisti e dei creditori, mentre non sono chiare le prospettive dell’azienda e dei dipendenti”. 

Il sindacato ricorda che da tempo Tiscali manifesta i segnali di una forte sofferenza economica e ha una grossa esposizione debitoria. In questa situazione, ogni prospettiva di salvataggio e rilancio senza ingenti capitali e seri progetti industriali, appare di difficile realizzazione: “Perciò la nostra organizzazione - hanno detto Carrus e Camarra - ha guardato alle operazioni verso l'esterno senza pregiudizi e come possibilità per evitare un tracollo finanziario con conseguenze  drammatiche sulle centinaia di persone impiegate direttamente e indirettamente alle dipendenze di Tiscali”. 

Il problema è che l’operazione con Fastweb, così com'è strutturata, non sembra fornire le dovute garanzie, anzi preoccupa il sindacato. Da qui l’attesa per l’appuntamento del 5 settembre a Roma, che assume un significato importante: “Pretendiamo chiarezza sull’accordo e sul reale perimetro aziendale coinvolto e chiederemo - anticipano Cgil e Slc- in che misura le attività cedute a Fastweb incideranno sul futuro rilancio industriale di Tiscali (le frequenze, anche nel recentissimo

accordo sulla solidarietà, sono definite di rilevanza strategica per il futuro dell’azienda), e quale sarà questo piano industriale dopo la cessione”. 

Secondo il sindacato quel piano dovrà chiarire le modalità di rilancio e di riposizionamento dell’azienda nel complesso panorama delle telecomunicazioni, “perché appare evidente che cedere frequenze e torri significa decidere di trasformare Tiscali in un semplice operatore virtuale”. 

La Cgil aspetta di conoscere quali garanzie vengono offerte per il mantenimento dell’occupazione degli oltre 650 dipendenti, ai quali si sommano i circa 160 del ramo d’azienda già affittato a Engineering, oltre a un numero imprecisato  di lavoratori delle aziende che ruotano intorno a Tiscali.