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La garante dei detenuti per la Sardegna Irene Testa ha scritto al presidente del Comitato Prevenzione della Tortura del Consiglio d'Europa Alan Mitchell chiedendogli di visitare le strutture detentive isolane e il centro di permanenza per il rimpatrio di Macomer. La struttura, fino al 2014, era una casa circondariale costituita da due sezioni, una delle quali riservata ai terroristi islamici.
"Quando ho visitato il Cpr di Macomer ho rilevato come, nonostante gli importanti sforzi di gestione del direttore e del coordinatore per accogliere e accudire i trattenuti, vi siano numerose e preoccupanti criticità - sottolinea Testa -. In primis ho riscontrato la presenza di persone che, in realtà, non dovrebbero neanche trovarsi in un Cpr. Gli ospiti presenti al momento della mia visita, che vivono in una situazione di fatto, di detenzione, erano 38; il loro numero è destinato, a breve, a raddoppiare e ciò desta particolare preoccupazione in considerazione del fatto che il personale che opera nella struttura non risulta in numero adeguato".
"Le attività sono scarse e - aggiunge - tutto è lasciato alla buona volontà di chi ci lavora. L'aumento del periodo di permanenza fino a 18 mesi per persone che non hanno compiuto alcun reato, e sono trattenute in condizioni peggiori che in un carcere, è francamente inaccettabile".
"Agli ospiti, inoltre, non è consentito usare il cellulare - precisa - hanno a disposizione un telefono con la scheda telefonica e trattandosi, nella maggior parte dei casi di poveri o nullatenenti, non possono mettersi in contatto con le loro famiglie. Di fatto a queste persone è stato tolto tutto. Lasciamogli coltivare almeno gli affetti".