"Era un sogno signor presidente, che ho raccontato un anno dopo l'omicidio di Dina Dore mentre pranzavo in un ristorante sul lago di Gavoi con due mie amici".

Antonio Delitala, il 79enne di Sassari che ieri mattina era stato presentato come il primo testimone oculare del delitto di Dina Dore, avvenuto il 26 marzo 2008 a Gavoi, ha risposto così al presidente della Corte d'Assise di Nuoro Antonino Demuro.

Una dichiarazione che smonta quanto detto stamani da Anna Rocca, sorella di Francesco, il marito della vittima accusato di essere il mandante del delitto. E che lasciato tutti a bocca aperta, suscitando persino l'ironia del pubblico.

Il presidente della Corte, vista la straordinarietà delle deposizioni acquisite stamani, aveva richiamato in aula le due persone citate dalla donna: il commissario Putzu e Delitala, appunto, entrambi arrivati a Nuoro nel primo pomeriggio. Il primo non ha voluto rivelare il nome del confidente che avrebbe indicato in Antonio Delitala il testimone oculare del delitto e perciò la sua testimonianza non è stata acquisita dalla Corte. Già stamattina, durante la deposizione di Anna Rocca, c'è stata tensione in aula e qualcuno dal pubblico le ha urlato "bugiarda".

Sono dovuti intervenire i carabinieri per far tornare la calma. Oggi è stata sentita dalla Corte anche l'altra sorella di Francesco Rocca, Paola, che ha raccontato altri particolari riguardanti un certo Fabrizio Sedda. L'uomo sarebbe stato "chiacchierato" in paese per aver avuto qualche ruolo nel delitto, anche se poi la famiglia ha escluso che potesse essere coinvolto.

Prima di Pasqua Sedda avrebbe fermato la donna per dirle: "Tuo fratello non c'entra niente con l'omicidio di Dina, se io parlo Francesco viene scagionato. Ma non posso parlare perché sono stato minacciato". Il processo torna in aula giovedì 17 luglio.

 

Foto: Unione Sarda