La Sardegna è un viaggio nel tempo che ha saputo conservare la memoria. Negli appunti dei viaggiatori che l’hanno visitata, e nella cronaca di un’isola che ci restituisce le tracce del suo passato secolare, c’è l’impronta di una terra che ha saputo coltivare e mantenere vive le tradizioni che l’hanno fortemente  caratterizzata.

Nel vestiario tradizionale, come nella lingua e in tante altre rappresentazioni, c’è l’appartenenza identitaria che evidenzia i tratti comuni e le differenze che hanno reso questa regione al centro del Mediterraneo un luogo unico e ricco di fascino.

Genoni, grazie all’impegno dell’Amministrazione Comunale guidata da Roberto Soddu e dell’Associazione Turistica Pro loco “Cesarino Piseddu” presieduta da Roberta Carta, ha rimesso insieme le parti del costume caratteristico, dopo una lunga ricerca che si è avvalsa di documenti spesso nascosti negli archivi, di fotografie ingiallite dal tempo ma ricche di dettagli, di memorie raccolte dalle voci degli anziani che hanno fornito informazioni preziose e utili al completamento del lavoro.

La collaborazione degli abitanti del paese, che hanno messo a disposizione i capi originali riposti nei bauli e nei cassetti, è stata particolarmente preziosa: grazie a loro è stato possibile ricostruire  quanto più fedelmente possibile un patrimonio che meritava di essere valorizzato.

Il lavoro ha prodotto non solo ricerca ma anche storia e documento: nel corso di un affollatissimo Convegno che si è svolto nelle scorse settimane nel meraviglioso spazio dell’ex Montegranatico nella parte alta di Genoni, presentato da Giuliano Marongiu, è stato messo in evidenza il “linguaggio” che il vestiario tradizionale trasferiva in base alla classe sociale di appartenenza e alle differenze che si delineavano a seconda dello stato civile e dell’età in cui ci si trovava.

Il Sindaco Roberto Soddu nel suo discorso introduttivo ha messo in risalto la necessità di investire in cultura e ha dato il giusto valore a questa iniziativa che restituisce ai genonesi una parte fondamentale del loro passato in termini di appartenenza.

Roberta Carta, presidente della Pro loco nata in tempi recenti, ha minuziosamente illustrato il lavoro portato avanti con cura e che ha visto in Valeria Cao un motore propulsivo e indispensabile per il raggiungimento del risultato.

Maria Luisa Frongia, titolare del Laboratorio Arte Tessile di Samugheo, che materialmente ha realizzato le tre tipologie di vestiario tradizionale presentate, ha parlato dei lunghi tempi di lavorazione necessari e dei costi di produzione.

Gran finale con la festa che ha coinvolto tutti i presenti grazie all’animazione musicale dettata dai ritmi dell’organetto di Silvano Fadda e dalle launeddas.

Il costume maschile, quello femminile e da vedova sono esposti nel Museo del cavallino della Giara di Genoni.

L’ABITO TRADIZIONALE FEMMINILE

È molto semplice, non particolarmente ricco, ma sobrio e elegante

Tessuti: lana, cotone e broccato con ricami raffinati

È composto da:

-       COPRICAPO (CHE COMPRENDE SA SCUFFIA)

-       SU MUCCADORI