Alcuni screenshot di conversazioni arrivati al suo cellulare su whatsapp due anni fa costituirebbero quelle prove che padre Paolo Contini, il sacerdote di Ghilarza che ha denunciato pubblicamente abusi subiti quando era in seminario a 14 anni, ha consegnato nelle mani del vescovo di Oristano e che ha messo in moto la macchina giudiziaria ecclesiastica.

E' quanto ricostruiscono i quotidiani locali durante un colloquio con padre Paolo che ricorda quando nel 2021 morì sua madre.

"Nella conversazione questa persona mostrò vicinanza, disse che voleva fare una determinata cosa qua vicino ma io gli dissi di non venire assolutamente - ha detto padre Paolo all'Unione Sarda - Gli spiegai i motivi ma lui con una certa spavalderia, come se tutto fosse normale rispose "pensavo avessi dimenticato".

E come si può dimenticare? Rileggendo i messaggi, mi sono reso conto di avere le prove di quanto avevo subito. Feci subito gli screenshot, passai la notte a piangere e a stare male, alle 5.30 del mattino di dicembre 2021 ho inviato tutto il materiale al mio vescovo, padre Roberto. Non vedevo l'ora da 36 anni di inviare quei messaggi. Ma non per vendetta - ha aggiunto - non l'ho mai odiato e non lo odio anzi lo perdono, però voglio giustizia.

Il perdono è un percorso personale che non ti mantiene legato a doppio filo al male che ti hanno fatto. Io ho vissuto da uomo libero ma quel che è stato fatto è grave e ho sempre avuto un cruccio: può averlo fatto solo a me? Credo di no, ed ecco perché la mia denuncia è doverosa. Anche lui va aiutato ma va messo nella condizione di non nuocere. Quando ho saputo che era stato mandato in una località balneare frequentata da bambini, ho ritenuto più importante andare avanti nella lotta per la giustizia, una battaglia per la Chiesa e la società civile: per simili reati non dovrebbe esistere la decadenza".

Secondo quanto scrive La Nuova Sardegna il frate accusato dei presunti abusi, si trova nella diocesi di Tempio Pausania, in Gallura.