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Sono parole profondamente toccanti quelle condivise su Facebook dal figlio di Giannardo Acca, il 59enne scomparso da Fertilia (Alghero) il 16 ottobre scorso. Dopo essersi allontanato di casa a bordo della sua Audi A4, si era recato in un bar di Alghero per fare colazione. Poi è sparito nel nulla. Della sua vicenda si è occupata anche la trasmissione "Chi l'ha visto?" e oggi il figlio Samuele torna sulla vicenda con un commovente post.
L'uomo è stato ritrovato senza vita, a bordo della sua auto, nel tardo pomeriggio dell'8 novembre (LEGGI QUI).
"Ciao Papà, come stai? Sono ormai 27 giorni che non ci sentiamo. Ti scrivo qui perché non ho altro", è l'esordio di Samuele Acca. "Ti scrivo qui perché non so dove sei. Ti scrivo qui perché quando alzo gli occhi al cielo, le stelle mi dicono che ci sei, e che vorresti abbracciarci tanto quanto noi tutti vogliamo abbracciare te".
"Ti scrivo per dirti che ci sono arrivati tantissimi messaggi da amici, parenti e colleghi da tutto il mondo. Ho preso il tempo di leggerli e di rispondere a modo mio, una lacrima alla volta".
"Leggo e piango pensando al padre, al marito, all’amico e collega eccezionale che sei e che sei sempre stato. Piango perché tutto questo è sempre stato sotto gli occhi di tutti, tranne i miei. Dico tranne i miei perché nonostante sia sempre stato fiero di avere un padre e una guida come te, ricordo che sono state veramente poche le volte dove ho avuto il coraggio di dirtelo in faccia".
"Avrei dovuto e avrei potuto dirtelo più spesso, come tu hai sempre fatto con me, mettendomi su un piedistallo ad ogni mio piccolo passo senza mai esitare nel riportandomi su terra quando uscivo fuori dalle righe".
"Ho rimesso un po’ di ordine in casa. Ti ho scoperto sai? Stampavi qualsiasi cosa scrivessi, qualsiasi mio pensiero. E quando non scrivevo in italiano, usavi il traduttore per trascrivere tutto e conservarlo, come se ogni mio pensiero fosse per te un cimelio, un qualcosa del quale andare fiero. Devo essere onesto con te, a volte tutto questo mi è sembrato un po’ esagerato. Esagerato perché nonostante tutto, non ho mai pensato di fare o di aver fatto niente di straordinario. Solo ora che penso costantemente a te e a noi, capisco quanto tutto ciò non è altro che l’espressione massima dell’amore che un padre può provare nei confronti di un figlio. Dell’amore che tu provi per me".
"Ne approfitto quindi per dirti che assoluto e profondo è anche l’amore che io provo per te Papà. La notte prima di partire volevo fare una doccia calda e la caldaia non partiva. Ti ricordi l’ultima volta che è successo? Sei venuto di corsa nel bel mezzo della notte per aiutarci a cavarne piede. Ma l’altra notte non c’eri e ci sono dovuto arrivare da solo. E sai com’è andata a finire? Ci sono riuscito, non subito, ma ci sono riuscito. Sai quanto io sia una schiappa con i lavori manuali. Penso siano infinite le volte che hai provato a spiegarmi una cosa. Così come sono infinite le volte che io non ci ho capito una mazza".
"Ma ora ti aspetto, carta e penna alla mano per ascoltarti e annottare tutto, ogni tuo insegnamento, ogni tuo pensiero, come tu hai sempre fatto con me. Stasera gioco a calcetto con i colleghi. Si lo so, devo riscaldarmi bene se no mi rompo. Ho un paio di scarpe colorate, di quelle che non piacciono a te che sei cresciuto a pane e Coppa Mundial. Se tu fossi qui con me in questo momento sono sicuro che saresti venuto a vedermi, magari un po’ in disparte, per non farmi “vergognare”. Perché per te è indifferente 5, 15, 20, 30 anni, non ti lasceresti mai sfuggire un’occasione di vedermi giocare. Per vedere non un giocatore, ma semplicemente tuo figlio divertirsi grazie a quella passione che tanto ci unisce. Mi manchi Papa".