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Il Carnevale di Gavoi è un avvenimento che coinvolge tutta la comunità. Nelle strade del paese il ritmo degli strumenti caratteristici cadenza l’uscita di massa e disciplina il riversamento di un entusiasmo collettivo con il suo concerto di suoni, con l'esuberanza delle danze, con l'esplosione dei colori.
Tutto ha inizio il giorno di “jovia lardajola”, il giovedì grasso, e si apre con “sa sortilla ‘e tumbarinos”, il raduno dei tamburi costruiti interamente a mano. La sfilata prosegue per le vie dell'abitato che si riempiono del suono insistente e ripetitivo prodotto, che ipnotizza e travolge.
Pier Gavino Sedda, cultore di musica e tradizioni popolari, da sempre impegnato per la promozione culturale di Gavoi e del suo territorio parla con entusiasmo del suo Carnevale.
<<È un evento che si ripete e nello stesso tempo si rinnova ogni anno. La musica de sos tumbarinos caratterizza fortemente il nostro Carnevale. La preparazione delle pelli precede l'avvenimento. Le puliamo, le depiliamo, procediamo alle operazioni di cucitura, le mettiamo sul tamburo e le facciamo asciugare affinché siano pronte per il giovedì. Il loro suono risuonerà nel paese fino a tarda notte>>.
Gavoi mantiene la tradizione dei costruttori artigiani e sono in tanti che hanno maturato l'esperienza e riescono a dare forma e consistenza a sos tumbarinos.
<<Utilizziamo le vesciche del maiale - dice Sedda - per costruire uno strumento chiamato su zumborro, conosciuto in altri paesi come serraggia. Con i rimasugli della pelle dei tamburi invece ritagliamo le maschere che si possono personalizzare. Mi emoziona vedere i giovani che partecipano alla festa, che conservano le tradizioni e che suonano i tamburi da me costruiti>>.
A Gavoi non esiste una vera e propria maschera tradizionale. Sono i suonatori di tumbarinos le figure che lo animano. Il Carnevale di Gavoi si differenzia da quello di altri paesi, caratterizzati dalla presenza di maschere contrassegnate da elementi di cupezza e tragicità. In questo centro prevale l’allegria in un mare di suoni, di canti e di balli.
Alcune ipotesi sostengono che i suonatori di su tumbarinu, con il volto sporco di fuliggine, siano la reminiscenza di un rito che prevedeva l’accompagnamento del sacrificio della vittima del Carnevale con la musica. Su tumbarinu è lo strumento principale del carnevale gavoese.
Si hanno notizie del suo utilizzo che risalgono alla prima metà dell’Ottocento. Le testimonianze si ritrovano negli scritti di padre Vittorio Angius. Pipiolu, triangulu e organetto completano la colonna sonora gavoese.