Il ministero della Giustizia vuole vederci chiaro sul caso Mesina e ha incaricato l'ispettorato generale di indagare sul perché le motivazioni della sentenza non sono state depositate entro i termini favorendo la scarcerazione dell'ex primula rossa del banditismo sardo.

Mesina, dopo una vita in carcere e la grazia concessa da Ciampi nel 2004, era stato arrestato nuovamente nel 2013 e condannato a 30 anni per traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

La custodia cautelare, però, ha una durata massima di sei anni. E' questo l'arco di tempo entro il quale dovrebbe concludersi anche l'ultimo grado di giudizio in Cassazione. Secondo quanto emerso in questi giorni, fra le cause che hanno generato il clamoroso ritardo nel depositare le carte relative al processo Mesina, vi sarebbe una crescente carenza di personale negli uffici giudiziari dell'Isola.

Ritardi su ritardi, carte accumulate nelle scrivanie e sempre più imputati scarcerati per decorrenza dei termini. Secondo l'associazione "Socialismo diritti riforme" i reclusi definitivi in Sardegna sono 1734 di cui 250 in attesa del primo giudizio.

La soluzione che darebbe ossigeno alla giustizia isolana potrebbe arrivare in breve da Roma. Sarebbero infatti pronte le pratiche per l'assunzione di circa 900 assistenti giudiziari in tutto il Paese.

Sia chiaro, la scarcerazione di Mesina non lo rende un uomo libero. Tornerà infatti in carcere nel momento in cui la sentenza passerà in giudicato. Gratzianeddu ha nel frattempo l'obbligo di dimora a Orgosolo, gli è fatto divieto di uscire di casa dalle 22 alle 6 e ha l'obbligo di firma in caserma ogni pomeriggio.

Ora non rimane che attendere il deposito della sentenza d'appello con le motivazioni, seguiranno certamente i ricorsi dei legali di Mesina in Cassazione e se dovesse arrivare la condanna in terzo grado scatterà immediatamente l'esecuzione della pena.