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“La transumanza rappresenta la storia e la cultura della nostra comunità e il suo significato va ben oltre il tragitto che si percorre per spostare i capi di bestiame da un ovile all’altro. Il viaggio dei pastori trasferisce da sempre un carico di vissuto e di esperienze, diventando patrimonio di tutti.
La transumanza ha dato la possibilità alle comunità della montagna di confrontarsi con quelle della pianura e viceversa”. Nel racconto di Massimo Locci e nel suo essere desulese c’è una carica emotiva che accompagna la ricchezza degli aneddoti, mentre riavvolge il nastro della sua vita con proiezioni di futuro.
La transumanza muove anche le storie degli uomini e durante il tragitto che da Laconi porta verso le montagne del Gennargentu, nel caldo afoso di un luglio che apre le porte all’estate che brucia, le parole poggiano sull’orgoglio e la fierezza del suo percorso personale e di una famiglia depositaria di valori, usi e costumi trasmessi di generazione in generazione.
Nel giorno della transumanza la sveglia suona quando ancora il buio della notte protegge il riposo dei sognatori. Le lancette dell’orologio indicano le ore due e i quattro fratelli Locci nella loro azienda di Laconi si affrettano nei preparativi per guadagnare tempo: è forte il desiderio di fare rientro a casa, tra gli affetti familiari.
“Prima di affrontare il viaggio bisogna provvedere alla mungitura” spiega Massimo. “La distanza che separa Laconi da Desulo è di 45 chilometri, si parte alle quattro del mattino”.
Il gregge di 500 pecore attraversa un lungo sentiero di campagna e solo alla fine imbocca la strada statale 128, poco prima del bivio che porta verso Aritzo, Belvì, Desulo e Tonara. Riaffiorano i ricordi anche tra i sentieri della memoria per dare forma al racconto.
“Avevo solo 10 anni quando ho fatto la mia prima transumanza - dice Massimo -. Mio babbo negli anni ‘80 aveva acquistato due terreni, uno a Laconi e l’altro ad Atzara. Durante il trasferimento del bestiame scoppiò un diluvio all’improvviso e arrivai in azienda bagnato fradicio. Dissi a mio padre che non volevo fare il pastore, da grande, ma il prete. Lui sorrise senza dirmi nulla. E’ stato l’amore per le nostre montagne a riportarmi a Desulo, dopo essermi diplomato a Iglesias negli anni Novanta”.
Il pastore comunica anche con i silenzi e le pause indicano una misura, occupano i tempi quando l’azione richiede una particolare concentrazione.
“La famiglia è un valore fondamentale per fortuna ancora vivo nelle nostre comunità - prosegue Massimo - . Tra me e i miei fratelli Giannetto, Salvatore e Antonello c’è un legame non solo affettivo ma anche di fiducia e collaborazione provato dal fatto che lavoriamo insieme da sempre”.
La transumanza nella storia della Sardegna è un fenomeno complesso denso di significati e di contenuti e investe soprattutto le comunità pastorali interessate da spostamenti lunghi e duraturi verso i pascoli di pianura più abbondanti e fiorenti. In passato era tutto molto più complicato mentre oggi, anche grazie alle tante comodità e agli effetti del progresso, le cose sono cambiate e si può fare affidamento, ad esempio, sulle aziende stanziali. Un censimento del 1981 condotto dalle guardie campestri all’interno delle terre pubbliche rivela che a Desulo avevano fatto rientro 23 mila capi ovini e 4 mila capi caprini.
“Oggi nel nostro paese sono poche le greggi che fanno rientro