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(Foto copertina tratta dal sito del Corriere della Sera)
Non si può certo dire che la Sardegna, in quanto a centenari e oltre, non sia ben rappresentata anche all’estero. Il caso è quello di Giovanni Rozzo, classe 1912, originario di Arzachena e sin dal 1956 residente in Inghilterra, dove ha fatto tanti mestieri. L’ultimo, in gran parte, a Cambridge, come venditore di gelati nell’antica (1209) quanto celebre città universitaria: “ Per 18 anni ho parcheggiato con i miei sei camioncini davanti al Kings College, dove ho visto passare un sacco di gente, che oggi è importante”.
La notizia è del Corriere della Sera di domenica scorsa, con la giornalista Sara Gandolfi che è andata a trovare e intervistare l’uomo che è balzato agli onori della cronaca della stampa inglese per aver raggiunto due traguardi insieme e in quanto tali non comuni. Da guinness dei primati, perché il nostro conterraneo, a 103 anni guida ancora la macchina.
E non ha nessuna intenzione di smettere. “ Ho rinnovato la patente da poco, ora fino al 2018 sono a posto”, dice Giovanni con la serenità e la verve di chi, benché colpito dalla morte di un figlio e, l’anno scorso, della moglie, pensa ai tanti nipoti e a fare una vita normale, quella di sempre.
La storia dell’uomo è proprio quella di chi ha fatto la gavetta nel vero senso della parola, considerato che iniziò proprio con la vita militare la sua prima esperienza lavorativa. “Ho fatto il servizio militare fino al grado di sergente maggiore per avere un lavoro”, ha detto Giovanni all’intervistatrice. A fargli cambiare vita e Paese, all’età di 40 anni, fu però l’annuncio di un vice ammiraglio che cercava domestici in Inghilterra. Non fu quello, però, il solo mestiere che caratterizzò la sua esistenza.
Fece, infatti, anche il ferroviere per la Royal Rail e il lattaio prima di “approdare”, in un servizio utilissimo di ristoro, tra i giovani studenti della classica e austera Cambridge, dove restò fino all’età di 82 anni. “Vita dura”, dice oggi Giovanni, interprete di antichi valori e campione di una vita semplice. “Qui”, aggiunge, “tutte le donne lavorano per fare più soldi. Mia moglie lasciò in anticipo il lavoro perché a noi non interessava diventare ricchi, ci bastava il necessario”.
Per i giornali d’Oltremanica, come si legge nel bell’articolo di Angela Gandolfi, Giovanni Rozzo “è una piccola star.” Per noi sardi, invece, qualcosa, anzi, molto di più. Egli è l’esempio del sardo che si è saputo integrare perfettamente in una società lontana e diversa da quella di origine. Senza dimenticare le sue radici, testimoniate da un’umanità che gli è valsa il titolo di Cavaliere ricevuto dallo Stato italiano per l’aiuto dato ai migranti (studenti compresi), e non solo della sua Arzachena, che dagli anni ‘50 arrivarono nel Regno Unito.
Ci sono voluti due risultati in uno, non facilmente ripetibili nella loro coincidenza, per scoprire e offrire significativi messaggi di continuità a quei giovani che altrimenti nulla avrebbero saputo di un uomo che all’età di 103 anni racconta di una vita tanto longeva quanto ricca di antichi valori, sicuramente quelli degli stessi genitori e della stessa terra che a Giovanni hanno dato i natali.