Da cinque giorni, nella cerchia privilegiata dei centenari di Sardegna, è iscritto un nuovo nome: quello di Vincenza Fancello Brotza. La nonnina di Dorgali ha compiuto un secolo di vita celebrando il traguardo immersa nel calore di una famiglia che la ama e che ha tirato su con un’incrollabile serenità che si è riservata preziosa per superare le fatiche e sostenere i sacrifici di una lunga esistenza.

Nata a Dorgali il 20 maggio 1921, quarta figlia di una famiglia di contadini, da Bardilio Fancello Brotza e Luisa Useli Bacchitta. Tzia Vissenta si fidanza giovanissima, ancora 14enne, con Pietro Muggianu, di 9 anni più grande. Una promessa d’amore che si compie sull’altare pochi anni più tardi, quando la giovane ha appena 17 anni. A 18 anni, nel 1939, la prima figlia Giovanna, vent’anni più tardi, nel ’59, la decima, Graziella. Nel mezzo Bardilio, Salvatore, Peppino, Angelo, Mario, Gigi, Marisa e Rina. “Quella di nostra madre è stata una vita spesa per la famiglia – racconta a Sardegna Live Rina -, pochissimi spazi per lei”.

“I nostri genitori – prosegue - si sono sacrificati per mandare avanti tutti noi, dando a tutti la possibilità di studiare. Come in tutti i percorsi di vita, anche loro hanno attraversato momenti difficili, come la morte di mio fratello Bardilio in seguito a un incidente in moto nel ‘63 in Germania, dove era emigrato. Ma mia madre è sempre stata una donna forte, serena, capace di affrontare tutte le difficoltà con grande forza d’animo”.

Una donna pragmatica e concreta, ma sensibile e attenta anche sul piano culturale. “Legge quasi ogni giorno il quotidiano – spiega Rina -, ha uno spirito critico, è abbonata da anni all’Espresso. Ha letto diversi romanzi di Grazia Deledda e tuttora, anche se la vista non è più quella di un tempo, sfoglia libri di artigianato sardo, essendo molto attenta alle tradizioni isolane”.

E ancora: “Ci ha seguito a scuola, motivandoci nello studio e provando una grande soddisfazione nel vedere una parte di noi laureati e una parte diplomati”. Poi un aneddoto davvero gustoso: “Alcuni di noi hanno fatto l’università fuori dalla Sardegna. Erano gli anni ’70 e lei viaggiava in autonomia in nave e in treno per venire due o tre volte l’anno a trovarci con i sacchetti delle provviste e per darci una mano. Il suo obiettivo è sempre stato quello di darci una mano, la stimolava ad affrontare tutto”.

Tzia Vissenta è stata un’ottima donna di casa. Attenta ai figli e legata al marito, mancato nel 1993. Cuoca provetta, abile nell’utilizzo della macchina cucire, “Ancora adesso fa lavori a maglia, ha realizzato le copertine per tutti i nipoti”. Il traguardo dei cento anni l’ha trovata vigile e lucida, ma è rimasta sorpresa dall’attenzione tributatale dalla comunità. “Il giorno del compleanno – racconta Rina – ha avvertito con soddisfazione l'abbraccio collettivo della nostra numerosa famiglia intera. E’ rimasta piacevolmente stupita dalle visite e ha gradito particolarmente la targa celebrativa donatale dal Comune e la pergamena con la benedizione del Papa consegnatale dal parroco”.